A proposito di remake, cioè di copie o fotocopie o cloni. Rivedere un film dopo non dico quarant’anni, non dico vent’anni, ma appena due anni dopo (che tra parentesi è anche il titolo di un LP di Francesco Guccini) può avere due funzioni, o profili.
Una è la riunione dei nostalgici del film, più spesso di una serie televisiva, esempio classico Star Trek, che si ritrovano tutti assieme perché vorrebbero che il tempo tornasse indietro, ai mitici anni ottanta, settanta, sessanta… cinquanta… quaranta? L’altro è la riunione dei vecchi compagni della terza Z, nel corso della quale è bello rievocare il tempo perduto proprio perché si sa che non ritornerà più: nessuno pensa che si voglia tornare indietro, semplicemente si sta recitando il proprio longtemps je me suis couché de bonne heure, (qualunque cosa questo voglia dire, ma sto copiando Eco) e ciascuno assapora nei discorsi degli altri la propria madeleine inzuppata nell’infuso di tiglio.
Be', per farla breve, ieri sera ero lì che zitto zitto inzuppavo una madeleine in un infuso di rosmarino (detto anche arromaniu, gusparin, osmari, ramerino, romarin, rosmarin, rosmaren, rosmarinu, rosparein, sgulmarin, stammerino, tresmarino, trisomarino, usmaren e zipiri, infuso di 1 grammo in 100 ml di acqua, ottimo contro la tosse e il torcicollo, usato anche come colluttorio per i gargarismi due o tre volte al dì) quando m’imbatto in uno spot pubblicitario di un film italiano che è il clone di Giù al Nord di Dany Boon (Dany Boon). Uno spot di solito è come un incubo ma questo è peggio (un metaincubo?). Un direttore delle Poste Italiane "è costretto" a lasciare la Lombardia (lo vediamo che abbraccia un cartello indicatore che testimonia la fine dell'amata terra nordica per eccellenza) e trasferirsi in un paesino del caliente Sud, per lavoro… Un film encomiabile, regista autori attori caratteristi precari e maestranze locali hanno evitato di raccontare il solito Sud, fra immondizia camorra e mafia, che in tivù è diventato invece un cliché come il pellicano nel petrolio.
Un bellissimo film di arcadia e metafisica italiana (a ruota seguirà il dividi, ho già messo da parte gli euri).
Vivi e lascia vivere, però, fateci un po' caso, i dvd dei film originali sono quasi sempre fuori catalogo! E così sono arrivato al nocciolo del post (strano, avrei potuto finire lì con gli euri e invece continuo ancora un po'). Alla ricerca dell'introvabile dvd (fuori catalogo), il meraviglioso Sogni proibiti di Danny Kaye (Danny Kaye), invece il suo clone volgarotto e italico - guarda caso - c'è, ed è Sogni mostruosamente proibiti di Paolo Villaggio (Paolo Villaggio).
Scusate l'eco.
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