martedì 28 settembre 2010

Tutto scorre (come un fiume)


Panta rei os potamòs (dal greco πάντα ῥεῖ), tradotto come Tutto scorre come un fiume è il celebre aforisma attribuito ad Eraclito, ma in realtà mai esplicitamente formulato in ciò che dei suoi scritti conosciamo, con cui la tradizione filosofica successiva ha voluto identificare sinteticamente il pensiero di Eraclito con il tema del divenire, in contrapposizione con la filosofia dell'Essere propria di Parmenide (da Wikipedia). Sì, sempre quando mi imbatto nell'assistente tecnico Eraclito e nel prof Parmenide davanti alla macchinetta del caffè ecosostenibile, cappuccino e caffè d'orzo, sempre mi sovviene nella mente vaga un fumetto disegnato dalla matita di Scarpa anni sessanta (probabilmente 1966, ma le chine di chi?) di un Paperino cogitabondo e fermo al semaforo verde con la sua macchinetta targata 313, e dietro - e per sempre come in un sogno - c'è uno che gli urla sputacchiando saliva chiedendogli se sta meditando sull'Essere e sul Divenire.
Ma oggi il tutto scorre è inteso in senso negativo, cioè quel libro, quel programma della lavatrice, quel film, non fa presa, non addenta i colori, non ingrana la marcia, scorre come gocce d'acqua sulle penne di un papero bagnato. Be', siamo o non siamo figli di una civiltà industriale, una delle tante sparse qua e là nel vasto mondo, insomma nell'universo... e allora.
A proposito di civiltà industriale come dimenticare Dickens, David Copperfield, Grandi speranze, Tempi difficili, e soprattutto il Circolo Pickwick? Be' l'ho dimenticato... nel post precedente, ovvio. E a proposito di tutto scorre e Paperino fermo al semaforo con la sua 313 come ho fatto a dimenticare Carl Barks?! (o anche !?), sempre nel post di ieri, ovvio.
Forse perché tutto scorre come il grande fiume dove navigano Huck Finn e Jim, e come in quel fiume talvolta ci si impantana, poi si prende il largo, scansando ippopotami e galline a bagno e talaltra ci si infila in un banco... di nebbia, ma sempre in fuga da maestri e redentori... Be', forse si dimenticano i Maestri (Dickens e Barks) perchè ci piace pensare, noi poveri grulli, che pensare è come attingere l'acqua da un fiume che talvolta è in secca, come nella canzone di Bruce Springsteen (The River), talaltra tracima come il Terzolle nel 1966, mentre Loro, i Maestri (Dickens e Barks, ovvio) producevano opere come gli antichi artigiani greci e medioevali, una cattedrale in 5 anni, un romanzo in 20 mesi, una storia a fumetti in 3 settimane. Poi si guardavano un po' attorno, magari un po' di tv, un dividi di vampiri e zombi e alé al lavoro sull'Opera Immortale.
Forse perché, come disse lo zio scemo di Pedro Calderón de la Barca che poi emigrò in Argentina (lo zio non Pedro), la vita è sogno, aspetta che non ho finito la vita è un sogno leggero e breve e peso ed interminabile...


...dipende dai punti di vista.
Compañeros, oh, oh, cioè Olé!
.

Nessun commento:

Posta un commento