lunedì 10 maggio 2010

CEIsAAA, VII

In numerose lettere provenienti dall’archivio di Favbrillhà, soprattutto dell’ambito della corrispondenza interna, si ritrovano al termine della tavoletta dei post scripta, separati dalla lettera principale da due linee orizzontali ben evidenziate.
Il Socio C. Pancalakaprakampa ha chiaramente dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che questo tipo particolare di corrispondenza si svolge fra scribi di palazzo, ma purtroppo questo mondo non è un mondo perfetto, e il professor Pio de Pio ha sostenuto con un’energia inversamente proporzionale alla sua intelligenza che tale corrispondenza privatizia “potrebbe non essere da attribuire a scribi di palazzo bensì a personaggi della nobiltà locale, proprietari di fondi e feudi” (1), riscuotendo un immeritato ma largo credito nella stampa più popolare (quella a fumetti), tanto che il Socio C. Pancalakaprakampa ha definito l'interpretazione del de Pio una "idea completamente sbagliata e tuttavia largamente diffusa".
Si tratta per lo più di saluti, rivolti dallo scriba del mittente allo scriba dell’altra cancelleria; talvolta però da questi post scripta si possono ricavare notizie utili sulle altre funzioni attribuite agli scribi, oltre a notizie sull’ordinamento interno della categoria, grazie ad una attenta disamina del formulario ivi contenuto. Con riferimento al primo caso ci sembrano degni di attenzione due post scripta provenienti dall’archivio di Favbrillhà, che mostrano come probabilmente gli scribi potessero avere accesso all’amministrazione del Palazzo di Favbrillhà:

Così parla Ululì,
A Uzzubombo, mio caro cugino, dì!
Fino a te possa essere tutto in ordine.
Gli dèi possano proteggere la tua buona salute.
Ehm, Ululà mi ha promesso un bue.
Ora, il mio caro cugino lo tiene legato lì.
Lascialo uscire.
Mandamelo.
Possano gli dèi avere pietà di te.

E il secondo post scripta, sempre indirizzato a Uzzubombo, lo scriba più importante del luogo che risulta avere anche una residenza a Favbrillhà (con vista panoramica sull’acropoli templare), recita così:

Così parla Ululà,
A Uzzubombo, mio caro cugino, dì!
Mandami quel bue che mi hai promesso.
Che l’ho promesso a quel rompitavolette di Ululì (per un debito a conchino).
Lascialo uscire!
Mandamelo!
E non scrivere più che c’hai fatto il lesso!
Che se dovessi acclarare che il bue è andato dal Grande Nonno nel campo di segale... (?)
allora che gli dèi possano avere pietà di te.

Come possiamo facilmente arguire, in questo caso, Uzzubombo ha la possibilità di inviare i doni sia promessi da lui stesso, che da un suo superiore, Ululà. Doni che almeno in un caso ha abilmente sottratto al legittimo destinario con una misteriosa trasformazione alchemica.
Fuori dubbio che gli scribi avessero funzioni più importanti del banale leggere e del triviale scrivere, essi erano: auguri; addestratori di piccioni viaggiatori; maestri nelle arti metallurgiche, già ai tempi del funzionario di palazzo Karciuphinu e del vecchio sovrano Shuppipandira'hinukhaliya; esperti conoscitori di ignote procedure alchemiche nella trasformazione di metalli ferrosi in oro. In effetti, la parola orzoweiana UzzU significa con qualche approssimazione "bue”, ma con l’aggiunta del suffisso -bo si legge, a seconda del contesto della frase, “lesso” o “oro” o “tangente”. Volendo fare un po’ di gossip si potrebbe tradurre il nome dello scriba Uzzubombo in “vecchio bue che defeca oro”.
Anche fra scribi esisteva disparità di rango e parità, sia dovuta alla loro posizione all’interno della scuola scribale sia a motivi di anzianità, Uzzubombo era uno dei più vecchi scribi del periodo in esame, infatti è apostrofato con l’epiteto di cugino. L’uso di epiteti familiari (pischello, zio, cugino) è teoricamente frequente all’interno del formulario di saluto nell’archivio di Favbrillhà, ma “cugino” è l’unico che si ritrova effettivamente, almeno nei post scripta dell’archivio di Favbrillhà. (2)

(1) Atti dell’Assemblea di Primavera dei Soci Fondatori, tenuta nella soffitta della sede distaccata, di Pontito (Pescia), della Pierpont Morgan Library, il 1 marzo 1948.
(2) Post scripta, Nota del prof. O.K. Allright, presentata dal Socio Silver S. Spikspan, nella seduta del 10 maggio 1954. Estratto dal vol. I, 1° sem., fasc. 3, dei "Rendiconti della Accademia degli Orzoweiani".
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