martedì 6 aprile 2010

Festa del grillo

Come corre il tempo, ieri era appena Pasqua con la colombina e l’ovetto kinder di cioccolato (ché l'estate batte alle porte), è oggi mancano meno di 40 giorni alla festa del grillo alle Cascine.
Esiste ancora una minoranza di alieni interessati solo all’arte e alle tradizioni popolari? Un tempo c’era sempre qualche alieno in giro per gli Uffizi, su e giù per il Ponte Vecchio, per via Tornabuoni, per Corso Tintori, per via degli Avelli, in giro ad assistere a qualche genuina manifestazione cittadina che si perdeva nella notte dei tempi, per esempio la festa del grillo.
I babbi etruschi già nel 59 a.C. cacciavano i grilli nel prato delle Cascine, e dopo averli chiusi in gabbiette li recavano in dono ai bimbi. Ritornavano dalla polvere, i bimbi, e uscivano dalle urne di pozzolana per ascoltare il cri-cri del grillo. Un’antica consuetudine, più forte della Costituzione Leopoldina, più antica del cucco, più magica di un incantesimo di mago Merlino, esigeva che il ragazzino buono, allo scoccare della mezzanotte, liberasse il povero grillino nei verdi prati delle Cascine, o nel giardinetto di fronte casa, o sulle piastrelle in cotto dell’Impruneta del terrazzino di pozzolana, o nel secchio marrone della spazzatura organica, cri-cri, ringraziava il grillino riconoscente, con la lacrima al ciglio. Allo scoccare della mezzanotte in punto il ragazzino cattivo aveva da un pezzo schiacciato il grillo sotto il tacco, cri-cri-krok! Libero, tutta la notte, di giocare con la playstation in travertino, o manducare gelati all’Etruscheria.
Con il passare degli anni, impoverendosi i polverosi prati cittadini di grilli e allargandosi le cinte della città e delle brache bianche dei babbi romani e tardomedievali (quest'ultimi nerovestiti e con gli occhi bianchi), svegli commercianti in lenticchie di vetro s’inventarono un mestiere: cacciatori di grilli sul monte Cantagrilli; li vendevano sfusi o in gabbietta per la gioia dei bimbi, ferocemente selettivi nello scegliere il sesso del grillo, rigorosamente maschile, e la lunghezza spropositata delle antenne. Era capitato più di una volta che un alieno grilloforme del sistema di Saiph fosse catturato sul monte Cantagrilli, ingabbiato e venduto come uno schiavo babilonese in catene al mercatino del martedì alle Cascine. Non in grado, l’alieno, di evocare il tipico suono benaugurale, come i suoi morfologici compagni di sventura, trascorreva in ambasce e angosce (con le galosce?) la nottata, tra scuotimenti e sbatacchiamenti alla casetta-gabbietta; ma non era solo - purtroppo - accanto c’era il suo Carma, che vegliava e studiava, studiava e sudava tra telescopio, alambicchi e antichi trattati di magia, chiromanzia, alchimia, egittologia ermetica, settimana enigmistica. Studiava, il signor Carma, se liberare l’alieno-grillo alle Cascine, nel giardinetto di fronte casa, sulle mattonelle in cotto dell’Impruneta, nel secchio marrone della spazzatura organica, o mandarlo al tacchificio.
Quello del grillaio, era un mestiere tramandato con orgoglio di padre in figlio. Un mestiere di cui Firenze era famosa nel mondo, ma un triste giorno del 1999 un assessore comunale, malato di “fondamentalismo animalista, malpancista e smanioso di liberare il mondo tutto e subito” (*), decise di cancellare, vietando il mercato dei grilli, con la motivazione di crudeltà mentale nei confronti dell’insetto (i grilli furono sostituiti da simulacri in ceramica, sonori o muti).
Nessuno sa con precisione cosa ci poteva vedere un alieno pipistrelliforme di Rigel nel Tondo Doni di Michelangelo (e neppure Stendhal), o in un tondone di farina gialla, e che dire della festa della rificolona e della cantonata presa dall’alieno pidocchioforme del sistema di Aldebaran? La mia la ci ha i fiocchi, ma la tua la ci ha i pidocchi, cantavano i ragazzini in strada, e l’alieno pidocchioforme, tornato a casa, elogiava la meravigliosa esterofilia dei ragazzini fiorentini, in una lettera al direttore del Giornale di Aldebaran.
Esistevano cunicoli spazio-temporali che si aprivano nella Firenze della rivolta dei Ciompi, nella città rinascimentale immortalata nella Vita del Cellini, cunicoli che permettevano agli alieni di imbattersi in Leonardo da Vinci che piega un ferro di cavallo con le mani; osservare di nascosto Masaccio – maglione a girocollo e berretto col ponpon – dipingere la "Cacciata dal Paradiso", con Masolino, vestito e calzato tutto di verde ramarro, nascosto in un angolo della Cappella Brancacci, che mugugna che è tutto sbagliato che è tutto da rifare. Cunicoli che permettevano di calpestare le strade di fango di un villaggio, in località Rifredi, nell’anno 1002, e incespicare in una gallina dal feroce occhio inquisitore d’ispettore generale, urtare con il ginocchio il groppone di un inquieto, malpancista maialino bianco e nero, alla ricerca di una patata fondamentalista, al di là delle Colonne d’Ercole. Assistere al falò delle vanità, erano bruciati quadri, libri, vesti, mobili intarsiati in scagliola, i panni e i cenci dei partecipanti del Grande Fratello e i partecipanti dell’Isola dei Famosi. Arrostire un Eusthenopteron sulla spiaggia di Monte Morello davanti a un mare cambriano, dalle acque trasparenti come una lastra di cristallo. Uscir di casa da un portone e sbucare nell’anno 1870, al limitare estremo del parco delle Cascine, dove il torrente Mugnone incontra l’Arno, e assistere, in prima fila tra le autorità cittadine, al rogo di Rajaram Cuttraputti, marajà di Kolepoor, che di ritorno da un viaggio turistico in Inghilterra morì a Firenze, e secondo il rito braminico fu arso alla confluenza dei due fiumi (ok, uno è un torrente, e l’altro finge di essere un fiume).

(*) Così ho letto su un blog tempo fa. Qualche esempio di fondamentalismo animalista, dal regolamento comunale sulla tutela degli animali: E’ vietato mettere in atto qualsiasi maltrattamento o comportamento lesivo nei confronti degli animali; E’ vietato tenere gli animali in spazi angusti e/o privi dell’acqua e del cibo necessario o sottoporli a rigori climatici tali da nuocere alla loro salute; E’ vietato tenere animali in isolamento e/o condizioni di impossibile controllo quotidiano del loro stato di salute o privarli dei necessari contatti sociali tipici della loro specie; E’ vietato tenere animali in terrazze o balconi per più di otto ore giornaliere, isolarli in rimesse o cantine oppure segregarli in contenitori o scatole, anche se poste all’interno dell’appartamento; ecc.
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