La deformazione di una notizia deriva sempre da una lettura parziale di questa, e questo è vero anche nell’arte figurativa. Un classico esempio è il passaggio dal figurativo all’astratto nelle varie coniazioni di una moneta d’oro coniata tra il 359 e il 336 a.C. sotto Filippo il Macedone, padre di Alessandro Magno. Questa moneta reca sul dritto una testa di Apollo coronata di alloro, resa di profilo, e sul rovescio una biga. La moneta all’origine presenta un disegno figurativo di «forma compatta, organica e sensibile alle qualità della materia nel modellato del viso come anche nella rigidità quasi metallica delle foglie d’alloro». (Ranuccio Bianchi Bandinelli, Dall’Ellenismo al Medioevo, Editori Riuniti, 1978, p. 183). Le popolazioni celtiche della Gallia vennero in contatto con la monetazione macedone e l’imitarono. «Ma ben presto furono introdotte varianti: la testa perde il suo carattere di rappresentazione di divinità; nel rovescio la biga, tipo di attacco estraneo alla Gallia, è sostituita dalla scena familiare di una giumenta con il suo puledro, al di sopra un emblema: il drago alato delle insegne militari galliche». (op. cit, p. 184). Ad ogni nuova coniazione si assiste ad una trasformazione degli elementi naturalistici. Bianchi Bandinelli rifiutava la spiegazione semplicistica di un’incapacità formale dell’artigiano, notava che la prima tappa della trasformazione dell’immagine (in questo e in altri esempi) «è il dissolvimento della forma naturalistica in elementi non collegati fra loro», (op. cit. p.185). Ogni elemento subisce quindi trasformazioni indipendenti. Alla fine il risultato è una composizione di elementi geometrici del tutto astratta. Ma prima di arrivare all'astratto si assiste ad una generazione di motivi fantastici, grilli, bizzarrie e mostri favolosi, draghi e teste con gambe, che aspettavano solo il dissolvimento della figurazione greco-romana per riemergere in tutta la vitalità di un Medioevo fantastico, dove la conchiglia (nautilus) è generatore di mostri, di animali favolosi o quotidiani. E «se la si trova su una montagna, v'è stata creata dalle costellazioni. Leonardo da Vinci attesta ancora l'esistenza di questa leggenda», (J. Baltrusaitis, Medioevo fantastico, Adelphi,1997). La conchiglia fossile è cosa aliena, di un altro tempo, di un altro luogo. Genera un forte senso di spaesamento, come se per esempio padre Cristoforo, tra strida di mastini e cagnolini, borbottii, flatulenze e meteorismi vari di un vecchio servitore sgrullo, e le argute ciacole dei due bravi caccolosi alla porta della bicocca di don Rodrigo, fosse finalmente introdotto al cospetto del magnifico signore, il capitano Nemo.
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martedì 21 dicembre 2010
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