Primo pomeriggio di un giorno di dicembre, tra monte Morello e Pian de’ Giullari (è il caso di dirlo? la storia si ripete). Il centro della città è bloccato in una morsa di ferro, macchine scatenate, guidate da vesciconi gonfi, sfilano in fila piano piano, trespiano. Sta nevicando da un cielo bianco calce, ‘un la mangiare via!, ed ecco tutto si ferma, come un insetto nell’ambra, come un cristallo di ghiaccio. Si ferma il tram e si ferma la tramvia, si fermano pure i treni, e gli aerei si fermano a mezz’aria, e la gente a Peretola dorme su una sedia. La gente disfatta, poca ce n’è - oramai - ad aspettare sfatta alla fermata del tram, pensa se lor signori dell’ataf prendessero anche una sola volta una il tramme forse capirebbero qualcosa; ma che colpa hanno loro, non hanno il potere degli sciamani di far nevicare e far venire il sole, o il potere di cangiare le automobili dei vesciconi gonfi in ferrivecchi lasciati ad arrugginire in un prato di periferia, dove un tempo dimoravano i “greci” e le galline. Loro possono solo moltiplicare le linee dei tram, e mutare le rotte come più gli aggrada. Loro hanno da combattere i piacciconi e i lamentoni che non pagano il biglietto, pure. Vedi una giunta comunale giovane-giovane promettere severe punizioni vecchie-vecchie nel caso ovviamente caso per caso, casomai. Vedi il primo cittadino rottamatore di una città di ferrivecchi e crateri per le strade mettere le mani avanti che cade (nota di colore: ha la cravatta intonata alle gengive).
Lamentazioni, solo lamentazioni.
I turisti guatano, mirano, sghignazzano, e scattano istantanee per l'Eterno. Nulla di simile v’avvenga, o voi che passate di qui! Ecco le ambulanze al trotto per torregalli, per careggi, per gli allegri segaioli del cto, per santa maria nuova, per monna tessa, per dove capita capita. Firenze stende le mani, non v’è alcun che la consoli; circondata da tutte le parti da vesciconi gonfi di fiele è come cosa impura; è questa la città che la gente chiamava una bellezza perfetta, la gioia di tutta la terra? Tutti i tuoi nemici aprono, a culo di gallina (causa la neve a vento), la bocca contro di te, fischiano, digrignano i denti, dicono l’abbiamo inghiottita, sì questo è il giorno che aspettavamo; ci siamo giunti, lo vediamo!
O meraviglia delle meraviglie, sta nevicando, e nessuno lo aveva previsto. Zitto, astrologo del caxo!
Il poeta torna a casa a piedi, e canta:
Ma tu che stai, perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
cadrà altra neve a consolare i campi
cadrà altra neve sui camposanti.
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sabato 18 dicembre 2010
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