venerdì 7 novembre 2008

Ma Berlusconi è un comico o un umorista?

Devo fare una premessa – che farà anche le veci di un Disclaimer, cioè quel misto fra una dichiarazione d’alti valori e principi e un dirigenziale pararsi il culo, che solitamente si usa inserire (in alto o in basso) nei blog e nei siti web; la premessa si può riassumere in poche parole, anzi in una semplice affermazione: cg-cad non è un blog politico (se per politico s’intende di partito).
Dunque la domanda che funge da titolo a questo post non è demagogica, non è di parte, non è motivata da interessi di partito o addirittura da carità di Patria (più o meno pelosa), è una domanda neutra e oggettiva, senza secondi o terzi fini, una domanda che nasce dal desiderio di capire - se possibile nello spazio di questo post e nel tempo breve di questo pomeriggio d’autunno - se il nostro presidente del Consiglio è un umorista, un comico o semplicemente una persona arguta. Ecco il fatto, contingente, cioè uno dei tanti aneddoti che costellano la vita politica di Silvio Berlusconi:

(ANSA) - Moscow, November 6 - Italian Premier Silvio Berlusconi on Thursday called United States President-elect Barack Obama ''tanned''.
''Obama is young, handsome and also tanned, so he has all the qualities to agree with you,'' Berlusconi told Russian President Dmitry Medvedev.
As domestic opponents urged Berlusconi to issue an immediate apology, Berlusconi told a press conference that his ''tanned'' remark, construed by many as a gaffe, was ''a great compliment''. Berlusconi responded to a reporter's suggestion that the remark might be misunderstood by accusing his opponents of not having a sense of humour.
''God save us from imbeciles,'' he said.


E’ assodato, e si dovrà prenderlo come un assioma euclideo (ché altrimenti non sarà possibile proseguire nella lettura di questo post) il dato di fatto che B. è bravissimo a raccontare storie, è insomma un racconta storie (notare che ho scritto “racconta storie” e non raccontastorie che c’è una bella differenza, come bere il “caffè e latte” o bere il caffelatte; avrei potuto scrivere racconta-storie (che si pronuncia raccontastorie), per unire e nello stesso tempo dividere l’abilità di B. di raccontare le storie, e le storie, belle e brutte, che si lasciano raccontare da B., ma simili raffinatezze semantiche esulano dal contenuto di questo post, che, insomma, tratta di pasta e fagioli, o solo fagiuoli, con quel che segue), e visto che B. si è dichiarato fornito di sense of humour, al contrario degli imbecilli che non ridono delle sue battute, ma si fanno pure venire le borse agli occhi (oimena oimena, o che dirà di noi la gente), tanto vale quotare un maestro indiscusso nell’arte di raccontare storie:

La storia umoristica è tipicamente americana, la storia comica è inglese, la storia arguta è francese. L’effetto della storia umoristica dipende da come la si racconta, quello della storia comica o della storia arguta dal contenuto.
La storia umoristica può andare per le lunghe e uscire dal seminato quanto le pare, senza approdare sostanzialmente a nulla, mentre la storia comica e quella arguta devono essere brevi e avere una logica conclusione. (1)

E ancora:

La storia umoristica dev’essere raccontata in modo serio. Il narratore di una storia umoristica deve fingere di non aver alcun sospetto circa la presenza di implicazioni buffe o divertenti in ciò che sta raccontando, mentre il narratore di una storia comica ti dice subito che si tratta di una delle cose più buffe che abbia mai sentito, dopodiché inizia a raccontare con grande trasporto ed è la prima persona a ridere alla fine della storia. E, talvolta, se ha successo, è così felice e soddisfatto da tornare più e più volte a ribadire il nocciolo della storia, facendo scorrere lo sguardo da una faccia all’altra per raccogliere consensi. Una scena davvero patetica. (2)

Ai nostri fini è sufficiente sottolineare le seguenti frasi: “l’effetto della storia umoristica dipende da come la si racconta” e “la storia umoristica dev’essere raccontata in modo serio”, per dovere ammettere che B. non racconta storie umoristiche, e di conseguenza non è un umorista.
Resta da capire se B. è un comico o semplicemente una persona arguta.
Be’ il senso del comico è un po’ sottovalutato in Italia; eppure “comico” ha un significato più profondo di quello che solitamente gli si attribuisce.
Infatti, il comico confina con il tragico, come si vede bene nella maschera del grande Totò.
E la grande Flannery O’Connor, a proposito del suo romanzo La saggezza nel sangue affermava che è una storia comica. E non è una battuta. Per chiarire senza andare fuori tema quoto la citazione che Bruno Cicognani appose all’inizio della sua raccolta di novelle (3):

Che è l’uomo, o Signore, che Tu ne fai sì gran conto e volgi la Tua mente verso di lui,
che fin dal mattino continuamente l’osservi e a ogni istante lo scruti?
Fin a quando non distoglierai il Tuo sguardo da me, appena tanto ch’io possa inghiottire la mia saliva?
Giobbe, VII, 17, 18, 19.

C’è chi immagina (religiosamente) Giobbe, comico caduto in disgrazia, seduto sul monte di cenere della sua vita passata, e chi (laicamente) connette i neuroni alle immagini depositate nella memoria del ragionier Fantozzi con la salivazione a zero, e infine c’è chi in quel desiderio di potere inghiottire la saliva ci legge la tragedia dell’uomo mortale, giunto alla fine della vita.

Il discorso torna, al solito dipende dal punto di vista: il comico vive in prima persona gli eventi, e ride cattivo, mentre l’umorista ne è fintamente distaccato, e li descrive.
B. non è un comico, non è cattivo (lo disegnano così), non è mai caduto in disgrazia, non è un inferiore, non è un angariato (anche se si lamenta sempre di Giudici che lo perseguitano, quando non è occupato a raccontare ridente barzellette), di fatto si crede immortale.
A B. è sfuggito l’evento epocale, quindi c’è da temere che B. sia una persona normale, né comico né umorista, una semplice personcina arguta, uno spiritoso segnalibro messo tra le pagine della Storia.

(1) Mark Twain. Come raccontare una storia e l’arte di mentire (ed. Mattioli 1885), pag. 9.
(2) Op. cit., pag. 10
(3) Bruno Cicognani, Le novelle (ed. Vallecchi, 1955)

2 commenti:

  1. A dir poco stupefacente, complimenti!
    Ora vado a leggere meglio il blog, ciao!
    Lorenzo

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