giovedì 26 agosto 2010

Case in capo al mondo, VII

Siete turisti atterrati, in una calda mattina di fine estate dell’anno 1971 (o forse 1972), nella città degli angeli. E dopo poche miglia scarpinate lungo piccole e grandi strade assolate ecco che v’imbattete in un cantastorie. E sta cantando. Los Angeles, dammi qualcosa di te! Los Angeles, vienimi incontro come ti vengo incontro io, i miei piedi sulle tue strade, tu, bella città che ho amato tanto, triste fiore nella sabbia. Salve, vecchie case, hamburger succulenti che cantano nei caffè di infimo ordine, salve Bing Crosby, che canti anche tu.
E’ vero, qualcuno sta proprio cantando (a parte il cantastorie) ma non è Bing. Dietro una parete di legno di una casa in stile "casa-di-Paperino" qualcuno sta effettivamente cantando. Bang! Meraviglia delle meraviglie meravigliose, state per incontrare un mito della vostra infanzia bruciata davanti al televisore a colori nel corso dei mitici (per voi) anni ottanta, del secolo scorso.
Vi infilate in una backstreet, ancora qualche passo strascicato, tra muri di calce bianca e pittura rosa e sotto un cielo azzurro senza una nuvola, e siete entrati da una porta finestra nella spaziosa e luminosa cucina di un vecchio robivecchi canterino. E’ lui che sta cantando, Fred Sanford, mentre cucina per il suo primogenito e unico figlio, Lamont. Il vecchio sta preparando la sua “ricetta speciale” per la prima colazione del figlio. Tirate fuori da una delle 100 tasche del vs. giacchetto alla pescatora il vs. taccuino con la copertina nera e prendete appunti della procedura, ché ‘ste occasioni sono da afferrare al volo, capita solo una volta nella vita di incontrare una cesarina così speciale come Fred Sanford (e vi siete già persi la ricetta dei colli di pollo fritti, con la storiella del cugino goloso di colli di pollo fritti che fu punito dagli dèi per la sua smodata avidità, infatti inghiottiva gli ossicini dei colli di pollo invece di risputarli nel piatto come esige il bon ton e così una notte nera e tempestosa gli spuntò un puntuto gozzo di pollo, tanto che da allora non potè più radersi il pomo d’Adamo ma se lo doveva fare spennare tutti i sabati del villaggio dal pollivendolo sotto casa; storiella che pare scappata per la disperazione dalle pagine delle Origini delle buone maniere a tavola di Claude Lévi-Strauss).

La ricetta speciale del vecchio robivecchi per la prima colazione del figlio, Lamont.

Affettate 1 cipollotto bianco e inciotolatelo in una bella ciotola fonda (tipo pappa per mastino napoletano);
affettate ½ pomodoro rosso da insalata, inciotolate;
spezzate 3 uova intere nella ciotola;



pepate e salate in abbondanza, indi mettete in scena un rito scaramantico per il sale versato;
mescolate gli ingredienti con brio, fino a formare un composto eterogeneo;


versate il buglione in una padella e date fuoco al gas;
mescolate, dall’esterno all’interno della padella, con un mestolo di legno per ben 35 secondi;




impiattate sopra 2 stringhe di pancetta, precedentemente (chissà quando) rosolate in un po’ di strutto;


grattate il bruciaticcio in eccesso da un paio di fette di pane in cassetta dimenticate nel vecchio fornetto elettrico, quindi spezzatele a metà;


decorate il piatto con i ¾ dei toast, mi raccomando con modi alla francese (e intascate il restante ¼ di toast caduto in terra).

Giudizio estemporaneo di Lamont: ha un aspetto orribile!
Giudizio organolettico di Lamont: non pervenuto.


La finestra scomparsa nella casa dei Sanford è quella a destra nell’immagine-collage, sembra che l’immagine abbia catturato anche lo spettro irrequieto del vecchio rigattiere, si agita qua e là, ovviamente sta solo fingendo di spazzare un tappeto. Niente paura, ché non c'è da aver paura dell'uomo nero... a meno che non siate leghisti, ma in questo caso sono ben altre le paure, be' comunque non siate tristi, piuttosto date un'occhiata fuori dalla finestra. Si vede la parete esterna della casa, e al di là della parete ci sarà ovviamente la cucina. Ma, come si è visto nel post n. 6 (punto A) non siamo in un interno borghese, quindi la cucina diventa ben presto uno spazio vivibile e autonomo, il cuore della casa, il focolare dove Lamont trascina il padre in accese discussioni. Ma la finestra in quel punto limitava fortemente il nuovo spazio scenico.



E sicché scomparve la finestra e fu come se non ci fosse mai stata.


.

Nessun commento:

Posta un commento