Costoro non hanno assemblee di consiglio, né leggi,
ma abitano le cime di alte montagne [meravigliosi e lussuosi loft newyorkesi?]
in cave spelonche [proprio], e ciascuno comanda
sui figli e le mogli, incuranti gli uni degli altri.
Così almeno Omero. Nello sceneggiato tv Ulisse e compagni s’imbattono in un’impronta che parrebbe di piede umano se non fosse per la scala 20:1. Subito i compagni vorrebbero scappare via come tacchini il giorno del ringraziamento in America (un altro presentimento, come nella terra dei Lotofagi?), vorrebbero rizzare la vela, prendere il vento e via, verso Itaca possibilmente, ma va bene anche un’isola qualsiasi, sempre meglio di inciampare nell’unghia incarnita dell’alluce destro di Piedone il Ciclope, ma Ulisse li stoppa, già pensa l'astuto a farsi invitare a tavola da un vero Dio (già allora esistevano quelli falsi & bugiardi).
Ulisse e 12 compagni scelti seguono le orme di Dio, che sono un po’ dappertutto via, Dio ha pesticciato tutta l’isola come fosse sua… be’, forse lo è, visto che è Dio. I greci portano con sé vivande e un otre pieno di vino nero. Non un vino comune eh?, ma di forza tremenda, bestiale eeeh!! (infatti, ogni coppa doveva essere allungata con venti misure di acqua). Vivande e vino sono doni per l’ospite, il Dio sconosciuto. I greci si inerpicano su un monte e arrivano davanti ad un antro; vi entrano e scoprono di essere finiti nell’enorme monolocale (loft newyorkese forse è meglio) di Dio. Lì Dio cucina, mangia, dorme, c… be’, sì fa pure quello. Ulisse è un greco, dunque ottimista, vecchia generazione, e subito rampogna ridendo il povero Euriloco:
Ulisse - E tu dici che qui abita un mostro? Guarda le corde sono intrecciate con arte. Guarda i nodi. E assaggia la sua ricotta.
Euriloco - Buona!
Ulisse - E’ fatta come la fanno i pastori.
Ulisse vede il letto di Dio e ci salta sopra, si sdraia sul cuscino. Poi vuole contare quanto è lungo Dio: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, conta i passi. Incredibile. Straordinario. (E ride).
Euriloco - Otto passi!? Ma non è possibile che sia un essere umano!
Ulisse – Eh già! La sua scure è così grossa che potrebbe farci da ancora.
Un belare di pecore insonnolite interrompe la discussione, il loro amministratore (delegato da Poseidone) le segue a ruota, con un mazzo di tronchi sotto braccio.
No, non è un Dio (neppure un dio minore). E' un ciclope. Quello se ne frega di leggi assemblee e contratti fra gli uomini. E lo dimostra subito nei fatti. Afferra due compagni di Ulisse e li accoppa, sbattendoli contro lo spigolo della cucina. Indi volta le spalle ai greci e li smembra. L'amministratore delegato si prepara la cena: carpaccio umano con rucola e ricotta, appena scottata la carne alla fiamma del focolare (quale finezza).
Finito il pasto leggero, tra un rutto e uno sbadiglio, l'amministratore delegato si corica (vestito) e per addormentarsi conta gli agnelli che saltano nel cerchio di fuoco. Ma noi lo sappiamo, Nessuno possiede le chiavi dell'universo e ancora una volta Nessuno salverà i compagni.
Poi tra porci proci e prodi e il povero Argo l’Odissea praticamente è bell’e finita. Più o meno, no? Restano deserte le vie del mondo, restano in malinconica attesa di nuovi vagabondi. Ulisse è tornato a casa.