lunedì 30 maggio 2011

All the Roadrunning (CICO n.4)

Ulisse e compagni hanno lasciato la terra dei mangiatori di loto, e dopo aver navigato in mare aperto per altri diciotto giorni, finalmente avvistano un grande arcipelago di isolette, l’una vicino all’altra, come pecore guidate da un pastore. Una vale l’altra, dunque approdano a quella più vicina. Alla terra dei Ciclopi.

Costoro non hanno assemblee di consiglio, né leggi,
ma abitano le cime di alte montagne
[meravigliosi e lussuosi loft newyorkesi?]
in cave spelonche [proprio], e ciascuno comanda
sui figli e le mogli, incuranti gli uni degli altri.

Così almeno Omero. Nello sceneggiato tv Ulisse e compagni s’imbattono in un’impronta che parrebbe di piede umano se non fosse per la scala 20:1. Subito i compagni vorrebbero scappare via come tacchini il giorno del ringraziamento in America (un altro presentimento, come nella terra dei Lotofagi?), vorrebbero rizzare la vela, prendere il vento e via, verso Itaca possibilmente, ma va bene anche un’isola qualsiasi, sempre meglio di inciampare nell’unghia incarnita dell’alluce destro di Piedone il Ciclope, ma Ulisse li stoppa, già pensa l'astuto a farsi invitare a tavola da un vero Dio (già allora esistevano quelli falsi & bugiardi).



Ulisse e 12 compagni scelti seguono le orme di Dio, che sono un po’ dappertutto via, Dio ha pesticciato tutta l’isola come fosse sua… be’, forse lo è, visto che è Dio. I greci portano con sé vivande e un otre pieno di vino nero. Non un vino comune eh?, ma di forza tremenda, bestiale eeeh!! (infatti, ogni coppa doveva essere allungata con venti misure di acqua). Vivande e vino sono doni per l’ospite, il Dio sconosciuto. I greci si inerpicano su un monte e arrivano davanti ad un antro; vi entrano e scoprono di essere finiti nell’enorme monolocale (loft newyorkese forse è meglio) di Dio. Lì Dio cucina, mangia, dorme, c… be’, sì fa pure quello. Ulisse è un greco, dunque ottimista, vecchia generazione, e subito rampogna ridendo il povero Euriloco:

Ulisse - E tu dici che qui abita un mostro? Guarda le corde sono intrecciate con arte. Guarda i nodi. E assaggia la sua ricotta.
Euriloco - Buona!
Ulisse - E’ fatta come la fanno i pastori.


Ulisse vede il letto di Dio e ci salta sopra, si sdraia sul cuscino. Poi vuole contare quanto è lungo Dio: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, conta i passi. Incredibile. Straordinario. (E ride).

Euriloco - Otto passi!? Ma non è possibile che sia un essere umano!
Ulisse – Eh già! La sua scure è così grossa che potrebbe farci da ancora.


Un belare di pecore insonnolite interrompe la discussione, il loro amministratore (delegato da Poseidone) le segue a ruota, con un mazzo di tronchi sotto braccio.
No, non è un Dio (neppure un dio minore). E' un ciclope. Quello se ne frega di leggi assemblee e contratti fra gli uomini. E lo dimostra subito nei fatti. Afferra due compagni di Ulisse e li accoppa, sbattendoli contro lo spigolo della cucina. Indi volta le spalle ai greci e li smembra. L'amministratore delegato si prepara la cena: carpaccio umano con rucola e ricotta, appena scottata la carne alla fiamma del focolare (quale finezza).




Finito il pasto leggero, tra un rutto e uno sbadiglio, l'amministratore delegato si corica (vestito) e per addormentarsi conta gli agnelli che saltano nel cerchio di fuoco. Ma noi lo sappiamo, Nessuno possiede le chiavi dell'universo e ancora una volta Nessuno salverà i compagni.
Poi tra porci proci e prodi e il povero Argo l’Odissea praticamente è bell’e finita. Più o meno, no? Restano deserte le vie del mondo, restano in malinconica attesa di nuovi vagabondi. Ulisse è tornato a casa.

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