domenica 1 maggio 2011

Panel test su viste panoramiche nel cinema (n.1)

Qualche parola sul panel test nel titolo del post.

Uno studio scientifico doc ha accertato che gruppi umani di 10 unità, badate bene persone scelte a caso, pre­sentano una "soglia media di gruppo ripetitiva", cioè una soglia analoga a quella di altri gruppi di 10 anime della stessa popolazione umana. Dunque un gruppo di 10 persone può essere utilizzato come un valido strumento di misura per ottenere dati che saranno validi per tut­ta la popolazione. Ora non pensate che le dieci persone devono essere esperte in olio d'oliva o ferrati nella vita e miracoli di Berlusconi, il risultato non cambierà comunque; e se poi nel panel (gruppo in inglese) c'è un vero intenditore e un mistico indù (loro sì che se ne intendono) ugualmente il risultato non cambierà, lo studio scientifico doc attesta che il risultato non può cambiare.
Almeno un lettore del panel dei lettori adesso si chiederà, come? come è possibile parlare di panel test se il blogger è uno solo? Ma il risultato non camb... cioè, mi piaceva il titolo di questa serie di post per cambiarlo in corso d'opera. Perché prima ho pensato al titolo e poi ho cercato su Internet il significato di panel test. Be', vedremo di far tornare i conti alla fine della serie.

Per le viste panoramiche ho usato (abbiamo usato) un programma freeware, Autostitch. E' un software per la creazione di immagini panoramiche da foto digitali. Io lo uso per generare un'immagine da una serie di frames di un film, catturati con il lettore dvd del mio portatile, e salvati nel formato JPG, ottenendo così una visione della scena filtrata dalla retorica del regista. Più o meno. Ora, spiego perché. Perché + o - spiego.








Panoramica Ellery Queen.


La prima immagine panoramica l’ho presa da un episodio dell’unica stagione televisiva (1975-1976) di Ellery Queen. E’ una veduta di due strade di New York, nell’anno 1947.
La telecamera scorre parallela alla scena. L’occhio che osserva la scena è l’occhio della telecamera. Un semplice occhio al di là di un giudizio di bene male, giusto sbagliato, ecc. un po’ come la pittura di Monet. E cosa c’è di più lontano dal realismo della pittura di Monet? La telecamera registra una impressione visiva e uditiva di una veduta ricostruita di New York, nel 1947, cioè di fatto una scenografia. Le strade sono fiumi in secca sul fondo di canyon d’ombra di terra di siena bruciata e di arenaria bianca. Le persone che vi si agitano dentro sono simili a quelle figurine dipinte sullo sfondo nei teleri di Vittore Carpaccio, inconsapevoli dell’accadere di un evento miracoloso in primo piano, San Girolamo conduce nel monastero il leone ammansito, Ellery Queen indaga su un martello insanguinato (probabile strumento di un efferato delitto - anche se non ha provocato sdegno né allarme sociale, anzi erano tutti contenti - di uno scrittore di gialli narratore compiaciuto di efferati delitti), dicevo inconsapevoli perseguono le loro attività quotidiane, là tendono i panni alle finestre, qui passeggiano leggendo il giornale, portano a spasso il cane, c’è chi in faccende affaccendato pesta una molle deiezione canina, il cui Autore, portato fuori da un padrone dimentico di paletta e sacchetto, sta girando l’angolo della strada e s’intravede appena, nella limpida brillantezza di un attimo di luce impressionista, l’agitare festoso della coda (macchia di colore). Uomini calvi e glabri (macchie bianche) in costume giallo (macchie gialle) cantano e danzano sul marciapiede al ritmo di un tamburello indiano. Brahma Shiva Vishnù cantano danzano e disfano il mondo, o forse sono solo piccioni in volo.


Panoramica Brancaleone

Questa invece l’ho presa dal primo Brancaleone. Una cittadina medievale disabitata, non si sa perché, usci finestre e botteghe spalancate. La telecamera non scorre parallela alla scena, inquadra ciò che vede e approva Brancaleone (c’è del realismo!): a sinistra uno sale le scale con i gradini di pietra serena consumati dall’uso, poi s’affaccerà alla finestra gettando un sacco, in basso un altro della allegra brigata ruzzola da una porta una forma tonda di cacio predato, nel vicolo il vecchio rigattiere ebreo Abacuc raccatta qualcosa da terra (realismo alla Courbet!). Ma poi l’attenzione di Brancaleone è distratta da una impressione sonora. Una voce di donna fuori campo, canta una canzone. Così il Duce volta le spalle ai compagni e si avvia lungo la stradina che mena a destra (per chi guarda la scena), e la telecamera lo segue, in verità restando immobile. Nella scena seguente egli passerà davanti, senza vederlo (né lo spettatore) a un cadavere giallo d’appestato. Ma il software Autostich nel generare l’immagine documenta in nero i movimenti della camera da presa, che come un cane da presa scuote tra i denti la visione frammentandone l’immagine, e palesando l’imbroglio scenografico.
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