mercoledì 11 maggio 2011

Io sono credenza (CICO n.2)

(CICO sta per Cucina Iconologica nel Cinema Occidentale, e n.2 per secondo post della serie).

Ok, immaginatevi nei panni, anzi nei cenci e negli stracci, di un pianista ebreo polacco, o se preferite di un ebreo polacco che suonava il piano, oppure di un polacco ebreo che comunque suonava il piano alla radio di Varsavia, proprio all'inizio della II Guerra Mondiale (1939-1945). E’ pure bravo, e d’aspetto gentile. Con il viso affilato di quell’attore che contendeva la bella a King Kong (il gorillone non il famigerato re Congo Leopoldo del Belgio).
Adesso, immaginatevi girare raminghi tra le macerie di una Varsavia bombardata dagli americani (è una naturale conseguenza avrà detto anche allora Napolitano alla maestra, in quei giorni là). A proposito di (e qui apro e chiudo una parentesi). Avrete certamente notato che le persone che vivono in quei posti là sono sempre amichevoli e ospitali, certo non hanno le mutande e neppure il fazzoletto per asciugarsi le lacrime, ma sono sempre felici (è uno stereotipo); son genti che vivono nel fondo del fondo della boscaglia negra ma si fanno fotografare (col flash) dal turista sciroccato, col sorriso sciropposo, che poi vivrà sempre nostalgico di quei posti là. Genti che vivono di rituali e di fatture, il corpo tempestato di tatuaggi di satani e draghi e amministratori delegati, sono veramente felici o fingono in posa pose per il turista? E qui si torna (io sono qui!) a bomba.
Cerca e ricerca alla fine il pianista ha scovato nella credenza di una cucina un barattolone… di pop-corn? No, di rape in salamoia. Troppa grazia Sant’Antonio, infatti, cerca e ricerca nei cassetti ma l’apriscatole non trova. Alla fine usa un attizzatoio, ma il barattolone scivola dalle mani del pianista e cade in terra e lì rotola rotola fino ai piedi di una scala. E qui il regista Roman Polansky afferra gli occhi del disgraziato e lo costringe sadicamente a guardare piano piano dal basso in alto. Un uffiziale tedesco, fermo e in posa sui primi (o ultimi) gradini della scala, sta osservando, chissà poi da quanto tempo, i maneggi dell’affamato ebreo polacco pianista. E’ possibile fare un discorso serio su questa immagine? Un nazista che medita sul sogno del proprio Führer di conservare in vita, chiuso in una gabbia, l'ultimo ebreo superstite, per poter rispondere all'ospite: lui? lui è leggenda!

Autostitch ha generato un'immagine da una serie di frames del film Il Pianista, ottenendo una visione della scena filtrata dalla retorica del regista e dalla paura del protagonista. L’ufficiale è una ridicola effigie del potere e delle paure di 3000 anni di storia occidentale, e di naturali conseguenze, e allora, come un tempo gridò il vecchio Joan Mirò quand'era giovane, diciamo: a culo il Mediterraneo…
Be', W la Scozia.

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