Frittelle di riso di San Giuseppe.
Ingredienti e dosi:
100 gr. di riso
½ litro di latte
2 cucchiai scarsi di zucchero
scorza di un limone grattugiato
H. 14.15. Versate il latte in una pentola e accendete il fuoco. Aggiungete lo zucchero e la scorza di un limone. Grattugiate il limone nel latte, se il limone cade nel latte pescatelo con un cucchiaio (pulite i fori ostruiti della grattugia dai pezzetti di scorza di limone con un po’ di latte caldo, oppure inzuppate la grattugia nel latte). Quando il latte bolle versate dentro il riso. Girate spesso e volentieri per evitare che il riso si attacchi al fondo della pentola. Attenzione a non fare uscire il latte dalla pentola! Dopo qualche minuto aggiungete un pezzetto di burro (aggiungere alla lista degli ingredienti). Dovete girare il riso fino a quando non lo sentite denso, il cucchiaio deve girare a fatica, quasi deve restare ritto da solo se piantato nel latte e riso. Insomma si deve formare una pastetta bella densa.
H. 14.50. Spegnete il fuoco (sotto la pentola).
h. 18.00. Scolate il riso in una ciotola, capace di contenere il riso, indi aggiungere 2 tuorli d’uovo (aggiungere alla lista degli ingredienti). Ah, anche le due chiare, precedentemente montate a neve.
Volendo un po’ di uvetta prima ammollata e poi ben asciugata (allontanate, con le buone maniere, l’anatra dalla cucina).
Friggete in abbondante olio di oliva; attenti agli schizzi! Usate una pentola fonda, per friggere. La pastella raccolta in un cucchiaio andrà a fondo come il Nautilus, aspettate qualche secondo e poi staccate la frittella dal fondo della pentola fonda con una forchetta non bagnata, come per miracolo la frittella galleggerà sulla superficie dell’olio. Fate passare ancora qualche secondo poi rigirate la frittella nell’olio. Levate la frittella quando il colore della frittella sarà di un bel fulvo dorato, anzi più fulvo che dorato. Terra di Siena Bruciata? Ocra gialla?
Con le frittelle successive non ci sarà bisogno di staccare la pasta dal fondo della pentola con la forchetta.
Lasciate ad asciugare le frittelle su carta gialla; la stessa che usate per tirare fuori i bachini bianchi con la testina nera (o è un granello di pepe?) dai funghi porcini cosparsi di sale e di pepe.
Invitate Magico Primario a tavola, e ascoltate in silenzio il suo giudizio critico sulle frittelle; sosterrà che solo l’esigenza di un recupero etico e formale, solo l’impossessamento formale ed etico di una anatra grigia decapitata spennata e appesa a frollare, solo l’osservazione verticale e orizzontale, della sincronia e diacronia delle cose nello spazio, dello spazio nelle cose, solo e soltanto ciò potrà dare un valore e un senso a queste frittelle di San Giuseppe.
Magico Primario si volta e ruota la testa sull'esile collo gommoso, Dr. Frittella di San Giuseppe, se tu fossi un’anatra grigia frittellata, come frittelleresti? All right all right, ma adesso cambiamo di posto? Magico Primario è spinto di lato, fuori quadro, sparisce, inghiottito estatico nella visione di un piatto di frittelle di San Giuseppe. Dove se n’andrà? Dove è già andato? O piccolo e nero calimero, critico d’arte tascabile di una ricetta di frittelle di riso. Vieni, vieni sotto l’ombrello che in cucina l’olio schizza da tutte le parti, sta piovendo dal soffitto olio di oliva. Vieni via, ma mettiti prima il cappottino… vien via, vien via, mettiti il cappottino che si va via, che in cucina fa freddo, tira vento, c’è la finestra aperta per il puzzo di olio bruciato e siamo solo al 19 di marzo. Vien via, piccolo critico d’arte, ma prima mettiti il cappottino… O Magico Primario.
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