Gli eredi di Oliver (Ollio) Sassu, direttore degli scavi archeologici a Favbrillhà, offrono al popolo di Internet la trascrizione fedele, da un supporto magnetico – ahimè, ahinoi, ahivoi, purtroppo parzialmente smagnetizzato -, degli atti di una risolutiva e definitiva riunione della Fondazione Favbrillhà (FF). La memoria analogica del nastro magnetico custodiva gli Atti dell’Assemblea di Primavera dei Soci Fondatori, tenuta nella soffitta della sede distaccata di Los Angeles, della Pierpont Morgan Library, il sette di marzo dell’anno mille novecentoquarantasei.
Gli argomenti all’ordine del giorno, di quel giorno memorabile, furono i seguenti:
1) lettura della memoria del Socio Pio de Pio, Tavoletta 777.b: ornitomanzia e questioni bibliche;
2) lettura della memoria del Socio O.K. Allright, Tavoletta 777.b: la scienza tradita in cucina;
3) varie ed eventuali.
[…] vorrei sapere perché, dovunque ci riuniamo, in ogni modo dobbiamo riunirci in una soffitta polverosa e piena di topi! Non è proprio possibile affittare l’Auditorium? Manco fossimo comunisti!!!
Segretario, C. Pancalakaprakampa – Di nuovo con ‘sta storia del comunismo… va bene, va bene…
O.K. Allright – Sì?
C.P. – ‘osa?
O.K.A. – Oso?
C.P. – ‘osa osa ‘osa?
O.K.A. – Lei ha detto “osa”…
C.P. - No, io ho detto “’osa”…
O.K.A. – Cosa?
C.P. – ‘osa ikke ‘osa!?
O.K.A. – Chi osa cosa, o ch’io’so cosa?
Pio de Pio – [rumori, pugni sul tavolo] Segretario!… Segretarioooo cipancalakaprakampaaa!!! Ascolti!… Si sta facendo notte! E io vorrei iniziare… [rumori, parole intraducibili]… ma con la lettura della mia relazione, e che diamine!… Dunque, dunque… ma dove sono finiti i miei occhiali [risatine in sottofondo]… bah!, sì,… che m’importa a me…
O.K.A. – Per una che va storta una dritta c’è! [rumori, sghignazzi, pugni sul tavolo]
P. de P. - … la tavoletta 777.b io la conosco a memoria, io!
UM.MA LUGAL-MA
A.NA Awauwauwauwauwauwauwaa KI.BI.MA
DINGIRMEŠ eš-da aš-su-li PAP-ru…
Arne Otto Saknussen – Segretario!… Segretarioooo cipancalakaprakampaaa!!! Io protesto! Non tutti i presenti, e immagino neppure gli assenti, sono disposti ad ascoltare una tavoletta che parla alle 10 di sera! Io chiedo che l’esimio collega e stimato filologo de Pio, ci traduca la tavoletta, in una lingua vivente!
P.de P.- [sottovoce] Che vergogna non conoscere le lingue morte [ad alta voce] Allora, dunque, dunque… sì, nella lettera c’è scritto…
1.Così parla il re:
2.A Wauwauwauwauwauwauwa, dì.
3.Che il Dio degli Eserciti possa mantenerti in salute!
4.Così tu mi hai scritto:
5.“Dalla valle verde una colomba bianca volò via, volò giù al fiume BLUBLUBLU.
6.Un’aquila volò da questa parte, con volo bello e maestoso verso la casa del mio signore.
7.Vi recitiamo lo scongiuro. Ci tocchiamo le ali (?)
8.Poi […] un’aquila svenne (?)”
9.[intraducibile]
10.[…] un’aquila voi (auguri) vedeste,
11.[da questa par]te andò, poi [in avanti] da lontano (con volo) basso andò, poi essa volò via.
12.[intraducibile]
13.Voi (auguri) l’aquila individuaste (e fin qui), tutto buono, ma poi guadaste il fiume, (e quella) piantaste in asso!
14.Poi così ci scriveste:“Gli uccelli bianchi del fiume ci circondarono tutti, mia moglie, i miei figli, i miei servi e (pure) gli scribi,
15.(noi) a quel punto ci buttammo (ci lavammo i vestiti?) giù nel fiume BLUBLUBLU!”
16.[…] ali bianche nel cielo […] casa delle tavolette […]
17.Dunque, (dunque gli auguri) agiscono così, così piantano in asso gli uccelli bianchi del fiume!
18.Se (agli auguri) in un qualche posto un’aquila […] nel posto dove si leva, non l’attendono appunto, là?
19.E (voi) perché l’aquila non attendeste?
20.Se essa fosse venuta in avanti con volo bello, sarebbe poi venuta da questa parte con volo bello.
21.Ecco, (io) la Maestà, (vi) ho perdonato la questione dell’aquila.
22.Marciate dritto e non rifatelo più!
23.Se no, vi capiterà di inciampare sui vostri stessi corpi!
24.In verità, (in verità vi dico) che il fannullone dialoga con la propria testa nel cesto!
25.Su, su, disponete uccelli favorevoli giù nel fiume, per favore.
26.E offrite una colomba al Dio degli Eserciti!
27.Su, di grazia, (la questione della consultazione oracolare e l’ornitomanzia) giù al fiume è MOLTO importante (per me)!
28.Osservate bene uccelli favorevoli giù nel fiume.
29.E guadate il fiume, solo quando il fiume è in secca!
30.Ecco, io l’unto del Signore allo scriba Mosè,
31.e molla codesta cesta! (che non sei più un fantolino abbandonato nel fiume) ho detto.
32.Cordiali saluti, un bacio al tuo bimbo IsaU, e uno alla tua sposa REbeccA.
33.P.s. Oh! ricordati della testa nel cesto!
La tavoletta 777.b dell’archivio di Favbrillhà è la prova lampante dell’esistenza di pratiche divinatorie ornitomantiche all’inizio del terzo millennio a.C in Anatolia, infatti, riguarda l’ornitomanzia e le consultazioni oracolari. La divinazione era una pratica molto usata dai sovrani ittiti, quindi non ci meraviglia scoprire che anche in epoca paleoittita i sovrani di questo misterioso regno, dal nome tuttora sconosciuto, praticassero tecniche mantiche.
Il re comunicava all’augure i quesiti da porre alla divinità e, avvenuta la consultazione, minuziosamente registrata dagli scribi su questa tavoletta, le risposte erano fornite al re.
Lo stile di questa lettera è caratterizzato da una notevole sobrietà, proprietà di linguaggio e stringatezza formale. La lettera è il resoconto dettagliato di osservazioni fatte dagli auguri sul volo di alcuni uccelli: due aquile e alcuni non meglio identificati uccelli bianchi del fiume. La lettera comprende anche un toponimo: il fiume BLUBLUBLU (scritto in sumerico), da identificare probabilmente con il fiume Imrallaja, distante forse una giornata di marcia dalla futura Hattusa. In 777.b, è il sovrano che scrive agli auguri, tramite il funzionario locale Wauwauwauwauwauwauwa, per rimproverarli, colpevoli di non aver seguito fedelmente le norme stabilite per la consultazione: avvistata un’aquila, che dovevano osservare, avevano invece guadato il fiume senza seguirla, come indicava il rituale (Recto, 13). A questo punto il re spiega come in realtà l’osservazione avrebbe dovuto svolgersi (Recto, 18-20); quindi esorta gli auguri a riprendere le consultazioni senza commettere altre negligenze (Verso, 25-29). Il re si comporta paternamente con il funzionario locale negligente, lo perdona, e lo ammonisce dicendogli di non farlo più, infine per rasserenare il funzionario gli racconta una piccola facezia (Verso, 23-24), quindi lo saluta con affetto.
La tavoletta presenta minime incomprensioni e oscurità, da imputare sicuramente ad uno scriba distratto, per esempio l’invito del re allo scriba Mosè di lasciare la presa sulla cesta è interpretato come un oscuro ordine al funzionario locale, ebbene proprio da questi fraintendimenti appare luminosa la presenza nell’archivio di Favbrillhà di un’aneddotica paleobiblica [rumori, fischi, pugni sul tavolo]… Il poscritto, sul margine sinistro della tavoletta, è un erudito commento dello scriba Mosè... [rumori, mugugni]… Fondamentale, non lo dirò mai abbastanza, è la copiosa (e per me commovente) presenza di un’onomastica biblica, per esempio in questa lettera i nomi Mosè, Isaù e Rebecca, nell'archivio di Favbrillhà… [applausi, fischi, rumori]
[nastro magnetico danneggiato]
O.K. Allright – […] Traduzione e interpretazione della tavoletta 777.b:
1.Così parla il re:
2.A Wauwauwauwauwauwauwa, dì.
3.Che gli Dei possano mantenerti in salute!
4.Così tu mi hai scritto:
5.“Dalla valle verde un piccione bello grasso volò via, volò giù al fiume BLUBLUBLU.
6.O straziante bellezza del creato, altri stupendi e meravigliosi piccioni s-KA-KA.u hanno seguito il primo, in (volo alto e bello) verso la casa del mio signore.
7.Perché io ho recitato una formula magica, che ha incantato le loro ali.
8.[intraducibile]
9.Se tu, mio signore, questi piccioni hai gradito, allora piaccia al mio signore di scrivermi,
10.ed io manderò da te una nube nera di piccioni, e ancora piccioni e ancora e ancora (per te)!”
11.Vedi, i piccioni, che tu mi hai mandato in volo,
12.non solo non li ho assaggiati,
13.ma neppure visti, per dire se fossero buoni o no. Sei proprio un as(ino)!
14.(volando alti tra le nubi) hanno lordato la mia casa, mia moglie, i miei figli, i miei servi e (pure) gli scribi,
15.(essi) si sono buttati (si sono lavate le vesti?) giù nel fiume BLUBLUBLU.
16.Poi i piccioni sono volati via, (sono tornati alla) casa delle tavolette, (da te!)
17.I (funzionari zelanti) non agiscono così, non piantano in asso i piccioni s-KA-KA.u al fiume!
18.Se (ai funzionari zelanti) in un qualche posto, un piccione bello grasso appare, (ebbene) nel posto dove si leva, non l’acchiappano, con le reti, là?
19.E (tu) perché il piccione bello grasso non hai preso?
20.Se esso fosse venuto in avanti con volo bello, sarebbe poi venuto da questa parte, con volo bello.
21.Ecco, (io) la Maestà, (ti) ho perdonato la storia dei piccioni s-KA-KA.u!
22.Marcia dritto e non lo rifare più!
23.Se no, ti capiterà di uccidere (te stesso) con la tua stessa testa!
24.Come sta ZA.ZA?
25.Su, su, non mi mandare più piccioni in volo, per favore.
26.Mandami solo piccioni cotti, (che gli Dei possano mantenerti in salute!)
27.Su, di grazia, cuocere i piccioni in un grande forno, giù al fiume, è MOLTO importante (per me)!
28.E osserva bene il tempo di cottura.
29.E levali dal forno, solo quando la pelle è ben cotta!
30.Ecco, ungili coll’olio!
31.Porgi orecchio a quel che ho detto!
32.Saluti, e baci a Uhu e Bekka.
33.P.s. Ah! ricordati della salsa!
Dalla lettera 777.b si vede come la monarchia orzoweiana sia stata, in ogni epoca, una monarchia fortemente centralizzata, assolutista, dove qualsiasi questione doveva passare attraverso le mani del re, prima di essere portata a termine. E’ quindi scarsamente supportata dalle lettere, la tesi di uno di noi [n.d.t., Arne Otto Saknussen] che vede nello stato di Orzowei, almeno in alcune sue fasi, una monarchia feudale. Al contrario, il re appare interessarsi di tutto, dall’amministrazione della giustizia alla cottura di una coppia di piccioni. La tavoletta 777.b ad una prima lettura sembrerebbe una lettera di argomento gastronomico, ma al suo interno nasconde un vero e proprio dramma storico. Il carattere centralizzato della monarchia orzoweiana impedisce al re di comprendere la portata di una scoperta che avrebbe potuto rivoluzionare il sistema irrigidito delle comunicazioni, e cioè l’addestramento di piccioni viaggiatori (Recto, 7). Il re è vecchio, quasi un bacucco, ed è più interessato alle esigenze del suo triste sacco (Verso, 27), che al radioso progresso nelle comunicazioni, un po’ come il vecchio Nicomaco, nella Clizia del Machiavelli, che, per trovarsi abile a una giostra amorosa, si proponeva di mangiare uno pippione grosso, arrosto così verdemezzo che sanguigni un poco. O la miope ottusità della classe dirigente!... quasi pari all'astigmatismo di certi filologi...
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domenica 7 marzo 2010
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