lunedì 23 novembre 2009

Anabasi di una frase (parte II)

Seconda puntata della serie di post dedicati allo svisceramento di una misteriosa frase tratta da un romanzo di Verne (*).

Ora, rileggendo con più calma la frase (colorata in azzurro), mi sono accorto che il cuoco del capitano Nemo conservava oloturie mentre marmellizzava anemoni (questo succede a chi soffre di quel male che avrà pure un nome, non lo so, ma, tanto per spiegare, è un difetto nella lettura opposto alla dislessia); e questo lo scrivo non tanto per mettere i puntini sulle i o per concludere trionfante il post dichiarando che questo è quanto e che tanto dovevo all’esegesi della frase, visto che sono ancora all’inizio del post, e manco a metà della serie dei post dedicati ecc., ma perché, e questo è importante, una conserva non è necessariamente una marmellata, mentre una marmellata è comunque una conserva (dolce), e andando ancora un po’ più nello specifico devo adesso riferire di quella direttiva europea del 1982 che ci informa che la parola “marmellata” va usata solo per le conserve dolci di agrumi, tutti i restanti frutti, o tutti i frutti esclusi gli agrumi, se conservati con conservanti dolci si devono chiamare “confetture”, e niente più. Già, non esiste sul mercato europeo un singolo barattolo di marmellata di mirtilli, tuttavia esistono milioni di barattoli di confettura di mirtilli.

E' un fatto ormai assodato che il capitano Nemo, vissuto nell'Ottocento, mangiava conserve di oloturie e spalmava su qualche surrogato del pane marmellate di anemoni.

Ma cos’è una conserva? Una conserva è una procedura messa in opera per conservare un alimento fresco e poterlo così mangiare quando la stagione è andata, cioè fuori stagione. Adesso a voler fare il tarlo pignolo dovrei domandare al cuoco del capitano Nemo ma esistono le stagioni in fondo al mare? Ovviamente no, c'è da sospettare che il capitano Nemo sia, sociologicamente parlando, un postmoderno consumatore di alimenti, infatti, noi postmoderni, consumiamo confetture marmellate e conserve a prescindere della stagione. In fondo, evangelicamente citando, nessuno è profeta in patria (Matteo XIII. 57, Marco VI. 4, Luca IV. 24), con quel che segue di diaspore e lingue blateranti e torri di babele.
E che cosa conservano gli esseri umani? Un po’ tutto, ortaggi, frutta, pesci, carne e molluschi, ma anche cadaveri, interi o frammenti di cadaveri; ad esempio la procedura della mummificazione nell’antico Egitto, originata forse dall’osservazione di mummificazioni naturali di animali nella sabbia del deserto, ha generato un numero imprecisato di mummie, che sono conserve non alimentari (e non marmellate, ché la direttiva potrebbe essere retroattiva). Per la parte storica del post ricordo che nell’Ottocento, in Egitto, facevano andare i treni a vapore bruciando le mummie egizie a tutta randa. Purtroppo non le hanno bruciate tutte e quindi il nostro Giacobbo settimanalmente ce ne mostra una, fresca fresca scavata da Zaki Hawass.

La prima conserva alimentare che mi viene in mente è la mai abbastanza esaltata conserva di pomodori. Per conservare i pomodori, sulla terra ferma, è usato il sale, forse il cuoco di Nemo avrà usato il sale marino per conservare le oloturie.

Al prossimo post per capire cosa sono le oloturie. Piante, animali o virus?

(*) Assaggiate tutti questi cibi; ecco una conserva di oloturie che un malese direbbe senza rivali al mondo; ecco una crema di latte fornito dalla mammella dei cetacei, e lo zucchero dai grandi fuchi del mare del Nord, e infine permettetemi di offrirvi marmellata di anemoni che sono migliori dei frutti più saporiti.
J. Verne, Ventimila leghe sotto i mari




Nessun commento:

Posta un commento