La saggezza dei soffitti è infinita, Se sei un soffitto saggio, dammi un'idea, Continua a guardarmi, a volte se ne cava qualcosa.
J. Saramago, Tutti i nomi
Immaginate un dio ludico, che gioca tutto il tempo con le sue creature, con la palla, con la corda, con il gioco del riporto, insegna comandi di obbedienza, siedi, terra, ecc. inventa pure giochi di intelligenza, e le creature scoprono il fuoco, la ruota, l'assegno postdatato, ma poi, poi viene l'estate, il mare e i monti prendono tutta l'attenzione del buon dio, che da buon dio non se la sente di lasciare le creature on the road e le affida alla pensione faraone.
Ovviamente le creature, nella loro limitatezza e finitezza, si sentono abbandonate dal dio, che è solo entrato nella fase oziosa, cioè, evolutivamente parlando, è passato dalla fase autunno-inverno delle prediche logorroiche e dei comandi imperiosi, fai così, scendi di lì, vieni qui, pussa via, e dagli stadi vendicativi e rancorosi, con il fazzoletto pieno di nodi, comunque sempre incombente tra le povere creature, alla fase primavera-estate, smemorato, ozioso e indifferente. E le creature vanno in stress da separazione e solitudine: uggiolano, ululano, raspano a terra, soprattutto scrivono, e alla fine disperati si leccano a vicenda, fino a spellarsi, fino alle piaghe.
E il dio ozioso, a pancia all'aria su una nuvola-amaca, fazzoletto a mo' di bandana in testa (vedi bene che i nodi sono serviti a qualcosa) butta giù uno sguardo distratto alle creature piagate e in guerra e sospira, di nuovo 'ste piaghe d'egitto! Va be', darò la colpa a faraone.
venerdì 27 novembre 2009
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