domenica 13 dicembre 2009

Anabasi di una frase (parte IV)

Esiste una connessione fra la conserva di oloturie del capitano Nemo e i malesi? Riporto la frase misteriosa per comodità del lettore:

Ecco una conserva di oloturie che un malese direbbe senza rivali al mondo. (A)

Lo direbbe, il malese, se la potesse assaggiare, la conserva. L’enunciato dichiarativo A o è vero o è falso, vale a dire non può essere vero e allo stesso tempo falso. La disgiunzione ‘o’ usata è esclusiva (esempio: Che vuoi da bere, vino o birra?), e non inclusiva (esempio: Che c’è da bere? Vino o birra). L’enunciato A può essere scritto in questa forma ambigua:

Ogni malese ama una conserva di oloturie. (B)

Tanto per precisare una frase o parola ambigua non è la stessa cosa di una frase o parola ondivaga, ad esempio pesca, amo, giusto, gusto, ecc sono parole ambigue, mentre bicocca è una parola ondivaga (vedi post). L’enunciato B si può spezzare, come un’oloturia colpita da forte stress, in due enunciati, non ambigui:

Esiste una conserva di oloturie che è amata da ogni malese. (x)

Ogni malese ama la conserva di oloturie. (y)

Ecco che salta fuori, da una scatola a sorpresa, Sherlock Holmes a chiedere se il cuoco del Nautilus ha i baffi. Nell’immaginario collettivo il cuoco ha sempre i baffi, e si esprime in un gergo incomprensibile al di fuori della cerchia degli addetti alla cucina; qualche esempio: impiattare (mettere la pietanza nel piatto), incucinare (umiliare i sottoposti con torture varie). Per rispondere alla domanda capziosa di Holmes e sufficiente ricordargli che Nemo sta offrendo al professore una conserva di oloturie preparata dal cuoco di bordo, e non comprata alla Coop. Dunque si deve scartare l’enunciato y. Resta valido l’enunciato x, che si può sostituire all’enunciato A.

Ora, Nemo asserisce l’enunciato x in un modo tale da far capire al professore che lo ritiene vero. Nemo ha detto, esiste una conserva di oloturie che è amata da ogni malese, eccola! Se il professore non fosse l’ameba che è, rifiuterebbe il cucchiaio di conserva (perché il gusto è un termine ambiguo), ed esigerebbe dal capitano prove e valide ragioni per sostenere x. Insomma gli chiederebbe di argomentare ciò che asserisce. E se glielo avesse chiesto, questo post e i precedenti non avrebbero avuto necessita di essere. L’improbabile alzata di ingegno del professore avrebbe costretto Nemo in un angolo, e da lì sarebbe uscito o voltando imbronciato le spalle al professore, o argomentando, magari alla lavagna. Che sul Nautilus c’era di tutto e di più e di meglio che sulla terra ferma, vuoi che non ci fosse stata una lavagna per le dimostrazioni, compresi i gessetti colorati e la cimosa.
Ma la storia non si fa con i se, Nemo se ne sta zitto, e il professore assaggia la conserva, emettendo al più un mugolio di approvazione incondizionata, o forse chissà, avrà esclamato, buona, anzi, meglio della conserva di cetrioli. Possiamo immaginare, per un attimo, il capitano Nemo con il cucchiaio in mano, come un capo reparto di delicatessen tribali che imbocca il povero commesso Jerry Lewis con cucchiaiate colme di formiche fritte nel grasso di facocero, sottolineando il dovere del dipendente, nello spingere il consumatore all’acquisto della prelibata leccornia, all'assaggio personale, perché si può convincere solo se si è convinti della bontà di una cosa. Sia detto tra parentesi, si apre qui l’abisso inesplorato delle offerte dei supermercati, caso particolare del mistero della globalizzazione che spinge il consumatore a consumare “olio italiano” in Toscana, e "olio toscano" nelle altre regioni d’Italia.

Ora, è possibile convincere un malese della prelibatezza di una conserva di oloturie, per altro velenose, se lui stesso non le ha preparate? In altre parole, è possibile convincere, per esempio un padano della superiorità organolettica delle sottilette fila & fondi sul parmigiano d.o.p? Certo che no, dunque soltanto un malese poteva preparare la conserva di oloturie per il capitano. Ma solo il cuoco era autorizzato, con decreto firmato dal comandante del Nautilus, alla preparazione delle pietanze a bordo, dunque il cuoco era malese. Ma il cuoco lavorava a tempo pieno sul Nautilus, nessuna trattoria di fuori porta per arrotondare lo stipendio, dunque ogni marinaio sul Nautilus era malese, compreso il capitano.

Nel prossimo post una ricetta, ovviamente apocrifa, per conservare le oloturie.

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