sabato 26 dicembre 2009

Breve ma veridica storia delle religioni (le lamentazioni rituali)

Salve. Ammetto alla seconda che voi siate convinti, senza che io ci spenda parole, che l’origine del mondo è solo un problema di spin, prima viene lo spin poi tutto il resto, lo spin e il tram otto barrato rosso destinazione rocca delle lumache, è ovvio; non ci credete? Guardate Trottolino, come trottola per afferrare per la coda l’otto barrato rosso che sta passando in anticipo, o in ritardo, di cinquanta minuti sull’orario di transito, guardatelo come salta su e dà di gomito e spinge. Che il buon figliuolo si tenga d’occhio. Non possiamo. Non dobbiamo. Non vogliamo dirgli che stanotte l’otto barrato rosso ha rotto l’argine ed è tracimato, mutata è la rotta del conducente ondivago, la sua meta preferita pare sia il pian della tortilla, anche se non univoca.

E' un tardo pomeriggio di dicembre, tra monte Morello e Pian de’ Giullari, il centro della città è bloccato in una morsa di ferro, macchine guidate da vesciconi gonfi sfilano in fila indiana o longobarda, sta piovendo tre o quattro gocce nere da un cielo blu oltremare, ‘un la bevere via!, ed ecco tutto si ferma, come un insetto nell’ambra, come un cristallo di ghiaccio. La gente disfatta, quanta ce n’è ad aspettare sfatta alla fermata del tram, pensa se lor signori dell’ataf prendessero anche una sola volta una il tramme forse capirebbero qualcosa, ma che colpa ne hanno, non hanno il potere degli sciamani di far piovere e far venire il sole, o il potere di cangiare le automobili dei vesciconi gonfi in ferrivecchi lasciati ad arrugginire in un prato di periferia, dove un tempo dimoravano i "greci" e le galline. Loro possono solo moltiplicare le linee dei tram, e mutare le rotte come più gli aggrada. Loro hanno da combattere i piacciconi e i lamentoni, che non pagano il biglietto pure.
Questo tram disperato porta con sé una profetessa desolata e muta, cartaginese, con due cagnolini biancogiallo in grembo, sbadigliano e flatuleggiano ma non abbaiano punto. La vecchia guarda fuori dal finestrino appannato, flash bianco rosso verde giallo - san michele aveva un gallo - semafori e insegne e stelle (di natale), e non ha chi la consoli, solo due bestioline flatuleggianti un poco, quanto basta per spingere ad un mesto sorriso i neri e maledetti fiorentini, ad ombrare di dignità offesa i lamentoni, ad ingegnare le menti ai piacciconi, tutti stretti sul tram otto barrato rosso.
Questo tram desolato porta con sé un piccolotto con occhiale, baffi e pizzo, è tutto uno stizzo, pare un professore intirizzito da troppi zero in condotta, infatti, emana dalla sua persona un olezzo di macellaio, blatera di sventramento, agita in aria il coltello della buon’anima dell’Ingegner Jack lo sventratore, pensaci Giacomino, ma era capatosta l'Ingegnere e giù di coltello si era messo e di buzzo buono, e taglia di qui, leva di là, apri qui e sfonda più in là, così emulo, epigono, il piccolotto piange lacrime di coccodrillo siculo.

Lamentazioni, solo lamentazioni.

I turisti guatano, mirano, scattano istantanee per l'Eterno. Nulla di simile v’avvenga, o voi che passate di qui! Ecco le ambulanze di corsa per torregalli, per careggi, per gli allegri segaioli del cto, per santa maria nuova, per monna tessa, per dove capita capita; pinocchio infortunato prega fata turchina, fatina cara non mi riportare da mastro geppetto che ha sempre quell'occhio vispo e quel succhiello a mano. Una donna dice ad un’amica, ieri sera era la gamba piagata di un ciclista a stoppare il traffico sui viali, oggi quale sarà la piaga, saperlo e dormirei tranquilla, stanotte. Firenze stende le mani, non v’è alcun che la consoli; circondata da tutte le parti da vesciconi gonfi di fiele è come cosa impura; è questa la città che la gente chiamava una bellezza perfetta, la gioia di tutta la terra? Tutti i tuoi nemici apron larga la bocca contro di te, fischiano, digrignano i denti, dicono l’abbiamo inghiottita, sì questo è il giorno che aspettavamo; ci siamo giunti, lo vediamo!
Si issa sul tram un vecchio omacciolo con la testa a pera, fatemi posto, fatemi passare, ho la gamba di ferro, voglio un posto a sedere, e casco! e casco! Non c’è pericolo, via, si tranquillizzi buon vecchio omacciolo lamentoso e dalla testa a pera, tanto resterebbe in piedi, anche da morto. L’omacciolo avrà di ferro una gamba, chissà quale, ma il cuore è d’oro, infatti, poco dopo s’acquieta, come aura gentil, che rasserena i poggi destando i fior' per questo ombroso bosco, così le flatulenze dei barboncini toys destano nel vecchio un disiato gioco, cioè si mette d'impegno a rompere le palle ai cagnolini e alla profetessa muta e desolata, cartaginese, abbaiando. Abbaia giocoso il gamba di ferro, e subito, che non vedevan l'ora, gli rispondono in coro i barboncini toys; gli risposero in coro, prima per celia, poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia.
E questo tram sospettoso porta con sé presunti perdenti al totocalcio.
Questo tram escatoloso porta con sé un vecchio con la barba bianca, ce l’ha a morte con Lucifero e con Parigi il vecchio, e il signor Lucifero all'oscuro dell’odio del vecchio con la barba bianca.
Questo tram difficoltoso porta con sé 6 o 7 zingari, uno più pericoloso dell'altro, e un architetto postmoderno in kilt e senza mutande, si fa vento con il suo biglietto da visita con il titolo di laird, come il prezzemolo c'è pure Eco, appisolato (sogna di essere l'Innominato).
Questo tram selvaticoso porta con sé una tribù di indiani distruttori, Tex Willer e Kit Carson (si lamenta di quanto sono scomodi i seggiolini dei tram).
Questo tram parsimonioso porta con sé una vecchia con la sporta della spesa vuota.
Questo tram futuristicoso porta con sé Tazio, Francesco, il piccolo principe, la mosca di Lindbergh.
Questo tram ereticoso porta con sé Martin Lutero seduto, di qui neppure gli angeli mi faranno alzare, figuriamoci ‘na vecchia con la sporta della spesa vuota.
E questo tram porta con sé un vecchio giullare e un Re, appena nato.
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