domenica 9 agosto 2009

Stanze parallele: la cucina dei Queen

Da dove si comincia? O la cucina o lo studio, perché a parte qualche sprazzo di visione di un andito e di una porta d’ingresso, altro non è mostrato, dell’interno dell’appartamento, nei ventidue episodi dell’unica stagione televisiva (1975-1976) di Ellery Queen.
Be’ si comincia dalla cucina. In fondo non è da lì che abbiamo tutti cominciato a giocare?
Va subito detto che sia lo studio sia la cucina non sono mai visti solamente come perfetti sfondi scenografici d’epoca (le storie sono ambientate a New York tra il 1946 e il 1947), ma come “spazi magici” che partecipano, a loro modo attivamente, alle discussioni tra Ellery e il padre, ispettore di polizia quasi in pensione. Niente paura, né horror né astrologi né spiriti fra i piedi, solo spazi empatici.

Un esempio in immagini dall’ultimo episodio (The Adventure of the Disappearing Dagger) vale mille parole. In questa scena EQ ha la sua solita diabolica illuminazione di fine episodio (poi resterà solo un po’ di minuti, il tempo di guardare negli occhi noi spettatori – se questa non è magia – invitarci a dichiarare il nome del colpevole, radunare buoni e cattivi, e incastrare l’assassino, che subito si toglie il peso dalla coscienza confessando tutto ciò che è confessabile; insomma la solita routine).



E' notte, scena deserta: la cucina. Notare la tovaglia sulla tavola ;)



I Queen, padre e figlio, appena tornati a casa da una ricerca risultata infruttuosa fanno uno spuntino di mezzanotte (latte e biscotti). Ma accade un black-out...



Ellery accende una candela e poi alla luce della stessa cerca un piattino per non sgocciolare la cera sulla tovaglia, sgocciolando nella ricerca la cera sulla tovaglia, come gli fa subito notare il padre.



Ecco l'intuizione (ovviamente il biscotto in bocca ad Ellery non è una madeleine di Marcel Proust) celata in un po' di cera e messa in luce da uno sbalzo di corrente elettrica.

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