sabato 22 agosto 2009

Stanze parallele: l'Ouverture del robivecchi



L'immagine (*) è una vista panoramica della casa-magazzino di Sanford & Son. E' la prima scena del primo telefilm della prima stagione. Un uomo fuori campo canta allegramente con accompagnamento di pianoforte; vediamo una porta d'ingresso, poi la telecamera ruota e ci mostra una grande stanza che nemmeno alla lontana assomiglia a quel luogo perso nei meandri della memoria, silenzioso e in penombra e quasi atemporale e magico che i nonni di una volta definivano salotto-buono, ma è piuttosto una stanzaccia assolata e fatiscente che pare masticata e sputata da un boxer di nove mesi, e ingombra di oggetti che sembrano incollati alla tappezzeria, di cianciafruscole rotte e sparpagliate sui tappeti lisi. E' il vecchio Fred Sanford, il robivecchi, che canta e suona. Bene, ma poi il cameraman muove la telecamera in avanti, poco ma quanto basta per permetterci di vedere che il vecchio sta solo spolverando il piano, di fatto una pianola (non una tastiera).
E' abbiamo già capito che è abitudine di Fred trascorrere il tempo in un ozio solare, canicolare, libero come un usignolo canterino da preoccupazioni e doveri salariali (ben presto al posto della pianola spunterà uno scassato televisore in bianco e nero e un divano spelacchiato e al vecchio resterà solo di sognare un TV-Color con telecomando) mentre è il figlio Lamont che lavora e suda, scrutando dall'ombra del suo pick-up giacimenti ai bordi delle strade di Los Angeles, per poi recare a casa hardware, ceramiche cinesi, mode, manie, nere radici d’Africa e religioni vagamente orientali.

(*) L'immagine è stata creata con Autostitch, programma freeware finalizzato alla generazione di immagini panoramiche. Il programma è scaricabile qui.

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