lunedì 3 agosto 2009

Una connessione

Una riflessione, che mi riprometto di sviluppare nei prossimi post, una riflessione su una connessione che ho scoperto qualche mese fa, fra il modello architettonico del Ghetto e il tema dell’Astronave-Città-Mondo (la connessione non si può sviluppare c'è o non c'è, per me c'è).
Tutti i Ghetti sono uguali (c’è un dentro e un fuori), l'origine più o meno è sempre la stessa; ad esempio nel 1430 Firenze consente l'ingresso agli ebrei (prima erano rigorosamente OUT), essi possono prestare denaro e, infatti, lo prestano, e ben presto diventano IN, e mandano OUT i bancari fiorentini (lo strozzino ebreo presta con il 20% annuo di interesse contro il 40 o addirittura il 50% del banchiere fiorentino). Ma gli ebrei devono andare in giro con un segno per essere riconosciuti a vista (un tondo giallo sulla berretta).
Nel 1439 gli ebrei sono già settanta (70), e iniziano i problemi, cominciano a dare nell'occhio insomma non proprio come i lavavetri di Cioni (tutte quelle macchie gialle). I problemi (immaginate per chi) aumentano e aumentano con gli anni fino a portare alla decisione irrevocabile e definitiva di cacciare gli ebrei dalla città nel 1495. Il bando viene revocato solo nel 1499, però con una penale-pedaggio di 200.000 fiorini, intesa probabilmente come tassa d'entrata.
Finalmente Cosimo dei Medici, il Grande Cosimo, importa e copia il modello Ghetto. Cosimo vuole, Cosimo ordina che tutti gli ebrei devono abitare in un solo luogo chiuso, con qualche ora di libera uscita al giorno (in stile Brunetta, un altro Grande). Sarà il Buontalenti a ridurre tutte le case di un isolato situato a ridosso del Mercato Vecchio in un solo enorme stabile, murando tutti i vicoli tranne due, sbarrati però da cancellate.
In questo condominio (sembra fantascienza?) gli ebrei di Firenze andarono ad abitare il 6 dicembre 1571.
Il Ghetto, al solito, si arricchirà negli anni di affreschi e decorazioni, per poi deperire e imputridire nel corso della seconda metà dell'Ottocento.
Un giro intricatissimo di scale metteva in comunicazione le case, alte anche undici piani, da un lato all'altro del Ghetto. Un dedalo di corridoi, pianerottoli e abbaini permetteva ai ladri di fuggire sui tetti dai quali poi ridiscendevano per altre scale in altre case e in altre strade.
E adesso provate a leggere o rileggere Universo di Robert A. Heinlein, La Caverna di Saramago, 44 lo Straniero Misterioso di Mark Twain; tornate a guardare il capolavoro di tutti i tempi cinematografici: Alien.

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