domenica 28 febbraio 2010

CEIsAAA, III

Gli eredi di Oliver (Ollio) Sassu, direttore degli scavi archeologici a Favbrillhà, offrono al popolo di Internet la fedele trascrizione, da un supporto magnetico – ahimè, ahinoi, ahivoi, purtroppo parzialmente smagnetizzato -, degli atti di una risolutiva e definitiva riunione della Fondazione Favbrillhà (FF). La memoria analogica del nastro magnetico custodiva gli Atti dell’Assemblea di Primavera dei Soci Fondatori, tenuta nella soffitta della sede distaccata, di New Bedford, della Pierpont Morgan Library, il 1 di marzo dell’anno mille novecentoquarantaquattro. Gli argomenti all’ordine del giorno, di quel giorno memorabile, furono i seguenti:
1) lettura della memoria del Socio Pio de Pio, Da dove deriva l'espressione “Per un piatto di lenticchie”?;
2) lettura della memoria del Socio O.K. Allright, Ho scoperto il nome del magico Regno;
3) varie ed eventuali.

[…] vorrei sapere perché dobbiamo sempre riunirci in questa soffitta polverosa e piena di topi, non è proprio possibile affittare l’Auditorium? Manco fossimo appestati!!!
Oliver (Ollio) Sassu – Ancora con ‘sta storia… all right…
O.K. Allright – Sì?
O.S. - Cosa?
O.K.A. – Oso?
O.S. - Cosa osa cosa?
O.K.A. – Lei ha detto “osa”
O.S. - No, io ho detto “cosa”…
O.K.A. – Cosa che cosa?
O.S. - Cosa che cosa cosa!?
O.K.A. – Cosa che cosa cosa o cosa io oso cosa?
O.S. - O.K…
O.K.A. – Sì?
O.S. - Uh, come vola il tempo, ieri era appena Natale, con panettoni fichi secchi datteri pistacchi noci nocciole noccioline arance mandarini, ed oggi è quasi Pasqua con la colomba e le uova di cioccolato (e l'estate è già alle porte coi sassi), dunque saltiamo pure il primo punto dell'ordine del giorno, e diamo la parola al nostro caro collega O.K. Allright… [lamenti, frasi incomprensibili e biascicate] Si calmi! Suvvia... Non si accalori per così poco, la sua memoria la leggeremo tutti, con calma, a casa…
O.K.A. – Bene, tenetevi forte alle sedie, perché quello che vi esporrò vi farà sicuramente cadere con il culo per terra. Ebbene, sì! Ho scoperto il nome dello stato che un tempo si estendeva dal mare superiore al mare inferiore! Dopo anni che sto traducendo…
Pio de Pio – Stiamo traducendo…
O.K.A. – Stiamo traducendo le migliaia di tavolette dell’archivio di Favbrillhà, che noi abbiamo scoperto…
Arne Otto Saknussen - Che il mio avo, Arne Saknussen (sempre benedetto sia il Suo Nome), ha scoperto!
O.K.A. – Su questa osservazione del collega archeologo, l’assemblea mi consentirà di dubitare, e fortemente! Il collega stasera, prima di coricarsi, si rilegga la mia memoria Il gibbone indovino di Favbrillhà… [rumori, parole intraducibili, richiami all’ordine del Presidente] Se non posso esporre la relazione mi vedrò costretto a lasciare immediatamente questa assemblea, e fondare un’associazione per conto mio… (poi non piangete, se domani siete sul giornale)… [rumori, parole censurate, nuovi richiami all’ordine del Presidente] Posso proseguire la lettura? Uh, quante storie… le prove? Eccole!

Traduzione e lettura della Tavoletta 999.a

Così parla P[upo, il Gran Re], il Re di Egitto:
A PesOdipiumabambU (?), il Re di [Orz]ow[ei] dì:

Fino a me tutto è bene. Io sto bene. La mia casa, le mie bellissime spose bambine, le mie giovanissime concubine, i miei carri fuoristrada, i grandi, i miei eserciti, le mie formidabili legioni armate, stanno tutti bene, anche il mio bestiame, le mucche, i manzi e le galline, i pulcini poi sono un amore, i grassi maiali sono sempre al truogolo, i tacchini riempiono i boschi dell’eco del cupo rimbombo delle loro ali […] i pavoni con le code fiammeggianti nel sole, stanno bene, i conigli con l’insalatina stanno bene. Sì [grazie, ambasciatore Biggazz]U – anche i gatti SACRI stavano bene. Le mie terre stanno bene, tutto ciò che vi striscia sopra, vi svolazza sopra, vi zampetta sopra, su due zampe, stanno bene; su quattro zampe, stanno bene; anche i [miei] vecchi non c’è malaccio. Anche i pesci del Nilo stanno bene, sono sani come pesci. Sì [grazie, ambasciatore Biggazz]U – anche i coccodrilli SACRI del Nilo stavano bene. Insomma, tutto va ben, sotto il sole di Egitto!
Possa fino a te essere tutto bene!
La tua pittoresca bicocca vicino alla palude dei girini, la tua moglie mia sorella Bad’llhavekhia, i grandicelli, le tue carrette, i tuoi quattro armati, le tue venti [coppie di cavalli?], le tue cavallette fritte, il tuo baston da pollaio (il nonno?), e il tuo cane da presa, quello buffo con il m[uso strano?], i tuoi piccioni skakaioli, il tuo campo di grano e il tuo campo d’orzo. Insomma, le tue quattro prugne. Tutto possa stare bene!
Ho saputo, dal tuo [ambasciatore Biggazz]U, che ti hanno mangiato la gatta, quella che amavi tanto, con gli orzaioli. Ho riso (pianto) tutta la notte.
Vedi, io ti ho mandato Robadikappa, il mio ambasciatore con la piuma sul cappello, con l’ordine: “Lasciaci vedere la figlia, che la mia Maestà vuole sposare! Si lasci versare olio di oliva sul suo capo!”
Vedi, io ti ho mandato uno zabaione (?) di uovo fresco di gallina, mica [uovo di coccodrillo].
Tu mi hai scritto: “Mandami i doni!!!”. Io ti manderò […] tu però […] allora io […] e poi tu […] il mio ambasciatore […] egli è […]
Non mi mandare più BigazzU!!! […] i gatti sacri […] preferisco [che tu mi mandi la gente] della terra dei Kaska!
Dimmi, è vero che la terra di Hatti è tutta una rovina? O se fosse vero, c’avrei proprio piacere!
Vedi, io ti ho mandato, con Robadikappa:
1 zabaione (?), 20 mine di matita, 2 penne bic, 3 lenzuola pulite, 6 fazzoletti da naso, 3 pezze da culo, 8 bende da mummia, 1000 pezze di stoffa mutallijassa, 4 grandi anfore con buon vino di Falerno, 4 anfore d’olio di semi di girasole, 1 poltrona di vimini, 1 pomo d’ottone, 1 manico di scopa.
Salutame ‘a soreta.

La tavoletta 999.a dell’archivio di Favbrillhà è la copia di una lettera che sembra far parte di un carteggio più ampio fra un misterioso Faraone d’Egitto (il cui nome è ora leggenda), e il re PesOdipiumabambU di Orzowei. Il paese di Orzowei si deve collocare storicamente, e geograficamente, nell’Anatolia sud-occidentale, a sud-ovest di Hattusa ed a ovest di Kizzuwatna, lungo la costa del Mediterraneo, cioè esattamente dove si estenderà, nella seconda metà del secondo millennio il regno di Arzawa. Anche una gallina per strada sa leggere nel toponimo Arzawa la corruzione di Orzowei. Il nome (fino ad oggi sconosciuto) del regno che si estendeva dal mare inferiore al mare superiore, all’inizio del terzo millennio a.C.
Dalla lettera si evince che il re di Orzowei tratta da pari a pari con un Faraone di probabile origine pigmea. Un’allusione del Faraone alla terra di Hatti in rovina ci costringe a collocare i protagonisti della lettera o subito prima o subito dopo il regno Ittita. Se la logica non è un bicchiere di orzata, si può sicuramente datare la nostra tavoletta, con un margine di tolleranza di un anno in più e un anno in meno, alla primavera dell’anno 2810 a.C.
A quelli più neghittosi fra noi faccio notare l’uso della parola "riso", per esprimere uno stato d’animo malinconico, assorto e addolorato, infatti, già agli albori della scrittura si sostituiva la rappresentazione di concetti difficilmente esprimibili con figure o segni, con immagini di idee di suono simile, ma di significato completamente diverso. La frase “Ho pianto tutta la notte”, è espressa con quattro chicchi di riso, una falce di luna e il determinativo Faraone-che-saltella. L’egiziano non guarda molto pel sottile, se trova un buco ci si infila, ad esempio per scrivere orecchio (msdr), poneva accanto al disegno di una sventola (ms) il disegno di un canestro (dr).
Concludo con una piccolissima nota polemica. Chi se non il mio carissimo, esimio collega, Pio de Pio poteva tradurre la frase “Porgimi orecchio!” - presente nella tavoletta 121.a di Favbrillhà - in “Mosè! E molla codesta cesta che devo sventolare il fuoco!”. Oh very young! [Rumori, parole censurate, richiami all’ordine del Presidente]…
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