domenica 7 febbraio 2010

Immagini del Tempo, n. 4 (funghi & peyote)

Dopo il pernottamento in grotta con topi in soffitta, la spedizione Lindenbrook ha ripreso la marcia verso l’interno della Terra, ma l’anabasi del professor Oliver Lindenbrook è assai poco gloriosa, è come girare per Venezia seguendo le targhe per i turisti pigri, infatti, il nostro professore si limita a seguire le indicazioni stradali lasciate dal vecchio conte Saknussen, tre tacche incise nella pietra del suolo indicano la Via per toccare il centro della Terra… stop, sostiamo un attimo, magari spegniamo un attimo le lampade Ruhmkoff, è vero che sono autogeneranti e dalla durata pressoché illimitata, ma è il “pressoché” che ci frega perché le lampade stanno dando chiari cenni di spegnimento, dunque ragioniamo, quante volte il Conte Sak ha raggiunto il centro della Terra? Una volta?, due volte?, tre volte? Forse la prima volta c’era arrivato per caso, e certo non pensava mica ad incidere tacche perché poteva cadere in un burrone appena girato l’angolo (e non era d'indole bastarda, come invece sarà il suo discendente), la sorpresa doveva essere stata notevole, ma guarda un po’ dove sono arrivato, al centro della Terra! Ragioniamo per assurdo, se le tacche il conte zio le aveva incise nel suo primo e unico viaggio, come faceva a sapere il conte nonno, insomma l'avo, che la strada era quella giusta? Mentre la comitiva rifletteva su questo problema di vera lana caprina, 50% di sconto all’Esselunga, il giovane Alec si era allontanato dal gruppo. Vedi Alec, nell’immagine (*)



saltellare di masso in masso, come un gaio capretto di montagna in primavera, solo che Alec sta saltellando in mezzo a funghi dalle dimensioni notevolmente surreali, cosa è accaduto mentre riflettevamo al buio? Niente di strano, Alec ha scoperto un piccolo appezzamento di terreno fertile coltivato a funghi porcini, e ha mangiato un fungo, non è spirato, avvelenato, anzi ha chiamato, con un lieto canto yodel, gli altri membri della comitiva al banchetto di funghi crudi. Tutti hanno mangiato i funghi, il professore, Carla Goetaborg, il giovanottone islandese dal dente d’oro, la sua oca gheertrud, e anche il membro esterno della comitiva, il perfido discendente del conte Saknussen, non solo ma tutte le comparse e le maestranze e pure il regista del film. Così tutto quello che vediamo d’ora in avanti, fino al the end, è probabilmente una visione causata da indigestione di funghi allucinogeni. Una intera settimana sosta la comitiva all’interno della foresta di funghi giganti, Carla si sbizzarrisce tra i fornelli, cucina manicaretti a base di funghi allucinogeni: bistecche di funghi, zuppe di funghi, funghi saltati, risotto coi funghi, funghi trifolati, funghi in umido, funghi a vapore, funghi crudi fuori e cotti dentro, funghi cotti fuori e crudi dentro, funghi al sangue, funghi al dente, funghi alla Saverio-funghetto-poco-serio, funghi in salsa di fungo, funghi fritti, funghi in padella, funghi in teglia, funghi grigliati, funghi evaporati, funghi riscaldati, funghi ribolliti, funghi rivoltati, funghi essiccati, funghi liofilizzati, funghi sterilizzati, funghi sciroppati, funghi marmellatizzati, funghi morti e risorti dalle ceneri, funghi immacolati, spauriti, invidiosi, spericolati, spenti e accesi, tagliati a dadetti, a fette, a quadri, a losanghe, a strisce, a guisa di spaghetti, funghi evoluti, magici, spirituali, spiritistici, funghi canonici, funghi eretici, funghi in piedi, funghi seduti, funghi sdraiati su letto di funghi, funghi & funghi.


E’ giorno o è notte? I tre orologi naturali sono nascosti, nascoste le costellazioni, nascosta la luna, nascosto il sole, sia mezzogiorno o sia mezzanotte di fatto è solo un problema di ora locale, dell’ora segnata dal cronometro del professore. E l’orologio del professore segna le due del pomeriggio, dunque il professore dorme, dorme il sonno del giusto, beatamente spaparanzato come un gatto satollo all'ombra di un fungo, fino a quando il buon Alec e la buona Carla non lo svegliano con il profumo di una ciotola colma di zuppa verde di fungo. Non ho mai dormito così bene, niente baccano dalla strada, niente campane, né lo sbattere di stoviglie in cucina, potrei restare qui per sempre. Questo è il pensiero del professore, ma un istante dopo cambia fisionomia e s’abbuia in volto, si è accorto che qualche metro più in là il gigante islandese sta abbattendo una mezza foresta di funghi surreali a colpi d’ascia, perché il conte Sak gli ha ordinato di fabbricare una zattera e il gigante ha prontamente obbedito, lo spirito feudale non è acqua. Trasecolando e sbigottendo ad ogni passo il professore segue le orme del conte fino a raggiungere l’ingresso (o l’uscita) della grotta, là lo aspetta la visione generata dalla mente megalomane del conte Sak.


Il conte ha creato un mare sotterraneo con onde correnti venti pesci e balene, adesso è stanco e si riposa nel settimo giorno della creazione, davanti al mare e alla propria coscienza di alienato mentale, ovviamente il conte Sak si riposa in piedi (come un cavallo). Qui parte un dialogo allucinato:

Sak. - Scommetto che vuole sapere perché non mi sto riposando. Odio dormire, considero il sonno una morte transitoria.
Lin. – E’ un mare.
Sak. – Un oceano, con onde e correnti. L’oceano del mondo sotterraneo. Un terremoto all’inizio dei tempi causò delle fenditure sul fondo del mare che ne fecero sprofondare le acque. Poi le fenditure si rinchiusero. Nessuna mappa ha mai indicato l’Oceano di Saknussen. L’ho battezzato così mentre lei dormiva.


Ecco spiegato l’ordine del conte, d’ora in avanti il viaggio proseguirà sulle onde di un oceano che non c’è. Immaginiamo i sei disgraziati appollaiati sopra una zattera deposta sul suolo di una grotta, cantare canzonette di San Remo, pagaiando a tutta randa nella sabbia, i loro occhi abbacinati vedranno mostri antidiluviani, precipiteranno nel gorgo che segna il centro del mondo, si risveglieranno asciutti su una spiaggia, vedranno precipitare il conte Sak, colpevole di avere mangiato cruda la povera Gertrude, vedranno la perduta Atlantide, spezzeranno il pane raffermo della pace, e poco più in là lo scheletro fossile del conte Sak Primo, steso in terra indicherà con l'ultimo anelito di vita, e la falange, falangina e falangetta del dito indice, la Via per tornare alla superficie. Vedranno la salvezza ostruita da un masso e una borsa di polvere pirica, 1+1=2. Intanto, in superficie, nelle prime ore di un pomeriggio d’estate, sulla sponda messicana del Rio Bravo, nell’estrema periferia di Pilares, Tex Willer e il suo fedele pard, Kit Carson, stanno seguendo alla lettera il consiglio di un loro amico, rinomato medico chirurgo e discreto capitano dell’esercito a cavallo americano, che in una lettera consiglia ai due rangers del Texas di chiedere ad un certo El Morisco chiarimenti sui “funghi sacri”, e mentre sono lì che sostano un po’ perplessi davanti alla porta d’ingresso di un’inquietante abitazione, la bella Esmeralda fa il bagno tutta nuda in un lago che circonda un tempio azteco, nuota in mezzo a coccodrilli sacri, e un discendente di Cortés la guata concupiscente. E il tempo si è cristallizzato, sono tutti fermi, come insetti nell'ambra. Ma Tex, con spirito pratico ed empirico, busserà alla porta, ed ecco Eusebio, lo strano domestico di El Morisco, apparire alla porta con un coltellaccio in una mano e un lucertolone morto nell’altra. Caffè, whisky o tequila? chiederà il buon El Morisco, e sarà subito salotto. Seduti intorno ad un tavolinetto tondo a tre zampe i due pards ascoltano, zitti zitti buoni buoni, la lezione magistrale dello strano naturalista egiziano su peyote, mescalina e funghi sacri, ma Tex come Tommaso dubita, ché è mai possibile che le religioni si affidino alle droghe? e il buon El Morisco gli offre un pezzettino di fungo sacro e Tex parte, come una star del rock, e vola nel cielo degli archetipi, dinosauri, trafitti da frecce scagliate da centauri indiani, danzano attorno ad un tempio azteco, dalla cui sommità si alza nel cielo nero una colonna di luce che si tramuta nel volto del suo antico irriducibile Nemico.

(*) Le quattro immagin sono prese dal film Viaggio al centro della Terra (1959).
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