mercoledì 6 gennaio 2010

Anabasi di una parola (II)

- Ci racconti una storia, professore.
- Sì, sì, professore. Una storia di fantasmi. (*)


Scusate l'ardire. Siete i passeggeri del tram otto barrato rosso (niente panico, non sono io l'autista). Ora, fare la lista delle persone imbottigliate in questo tram che gira e gira convulsamente per i viali e le viottole di una città attanagliata da un traffico convulso e acefalo, come una formica che giunta con la lingua fuori e quasi alla meta si accorge, la scervellata, di aver perso il suo bagaglio (una briciola di ciocorì), e lo cerca disperata e invano, in giro in giro, allontanandosi sempre più dal formicaio… chi glielo dirà alla piccola fuggitiva che una sua improvvida collega, pensando pure di fargli un piacere, ha pensato bene di prendere il ciocorì smarrito e portarlo in dono alla regina del formicaio? ricordate quel film di serie B dove gli insetti avevano imparato a scrivere (ma, stranamente, non a parlare), forse dissetandosi alle acque di una sorgente freatica, inquinata da un meteorite, ovvero ciò che rimane dopo l'ablazione atmosferica di un meteoroide, si disponevano, gli insetti, con arte e parte, in modo da formare caratteri alfanumerici (utile, se si dimentica una password, però può provocare infarto al miocardio al vecchio sabbatico panchinaro fissato ad osservare, triste, laboriose formiche che si agitano ai suoi piedi, le laboriose un bel giorno potrebbero decidere un point break, e chiedergli, o grullo! ma non hai niente di meglio da fare?), ecco, se avete afferrata per un orecchio la logica stringente del mio ragionamento, fare la lista delle persone è superfluo, giacché l’ho già fatto, e per ben due volte. Insistere sarebbe una forma molesta di manierismo (mica sono po'torno).
Ma vorrei focalizzare la vostra attenzione, tra i passeggeri dell'otto barrato rosso, in particolare su una ragazza carina con gli occhi verdi, lei parla e gesticola in modo assai articolato, direi partenopeo, e se guardate attentamente vi accorgerete dell’auricolare che s’intravede tra i capelli neri, e svela l’arcano mistero di una conversazione all’apparenza solitaria.
E se la ragazza, sola e soletta in una stanza, parlasse al telefono gesticolerebbe? probabilmente sì, se in quella stanza ci fosse uno specchio.

Certi antropologi e archeologi preistorici ipotizzano, giocando a scarabeo e all'indovinalo grillo, che il linguaggio umano si sia sviluppato dai gesti (vedi Wikipedia), è la famosa Teoria dei Gesti, e avanzano come possibile spiegazione per il passaggio della trasmissione d’informazioni dalle mani alla bocca, che ad un certo punto della storia gli esseri umani “cominciarono ad utilizzare sempre più strumenti, che tenevano loro le mani occupate, senza poterle usare per gesticolare”, inoltre la “gesticolazione richiede che gli individui si debbano vedere tra di loro” (sempre da Wikipedia).
Chissà perché ma quando leggo le ipotesi e le congetture di certi antropologi e archeologi preistorici mi viene in mente una pagina esemplare di un fumetto, considerata la sua importanza, ne riporto il testo:

D’improvviso, per la fretta infrangendo l’etichetta, viene avanti come un razzo una dama di palazzo…
– Maestà! Maestà! Un furto è stato perpetrato! Ho effettuato poco fa il quotidiano controllo ai capi di biancheria affidati alla mia custodia…
- Ebbene?
- Le regali lenzuola per i regali letti a due piazze non sono più 432, ma 431!
- Gasp… Un lenzuolo di meno!
- Eh…eh… non è il caso di drammatizzare! Qualche valletto o qualche ancella avrà usato il lenzuolo per soffiarsi il naso, dimenticando poi di rimetterlo a posto!
- Taci, Paperin-Amleto! La tua superficialità mi disgusta!
(*)

Plinio il Vecchio, e chi altri, attribuisce l’invenzione della pittura a una ragazza di Corinto, «la quale presa d’amore per un giovane, e dovendo questi partire, alla luce di una lanterna fissò con delle linee il contorno dell’ombra del viso di lui» (Storia naturale, XXXV, 15), e Leonardo da Vinci, nel Trattato della Pittura, scrive che «la prima pittura fu sol di una linea, la quale circondava l'ombra dell'uomo fatta dal sole ne' muri» (Trattato della Pittura, I, 2, 126). Se lo scrive Plinio il Vecchio ancora ancora, ma se lo scrive Leonardo da Vinci allora sarà il caso di crederci. Insomma, la ragazza di Corinto si sarà interrogata sul senso e il nonsense della vita, dell'universo e del vecchio di Forlì, e invece di pregare santi e sciamani - che pensavano solo a far piovere - aveva preferito tenersi un souvenir... C’erano una volta una mela, un'arancia e una pera, certo anche Stanlio e Ollio, ma soprattutto, in illo tempore, c'erano impressioni nell'anima del mondo, e poi allontanamenti, separazioni, lacerazioni, causarono l'invenzione di un segno per ricordare e segnare lo spazio amorfo, delimitando una trama, un disegno, uno straccio di storia, che proprio perché storia (una cosa che non esiste e ha un inizio, una fine ed un fine) è un’invenzione fantastica. Così è nato il linguaggio dal romance (e le sue varie e variegate forme, l’arte, la religione, l’astrologia - guardate come hanno unito stelle lontane e ne hanno fatto un disegno per grulli e bambini - e la Scienza, l'ordinatrice del caos). E finalmente, dopo un'uggiosa domenica di pioggia, nel bosco sono spuntati i funghi e i contabili, che hanno inventato la scrittura (i contabili, non i funghi). Facendo piangere i filosofi, e prosperare i rivenditori di cicuta.

Anche seri e seriosi scienziati, mica antropologi e archeologi preistorici (nell'immagine vedi due
esemplari di membri della comunità scientifica), si affannano e sudano nel ricordare che siamo tutti, belli brutti uomini donne trans animali piante e anche i sassi, se è per questo, solo e soltanto nubi di elettroni che danzano in uno spazio buio (la luce? una primordiale convenzione ottica). Dunque alla domanda, è nato prima il linguaggio o il pensiero, si risponde che è nata prima la luce, da qualche parte sulla Terra, dove non lo sa nessuno, in quel segmento della Storia che noi esseri umani abbiamo chiamato e delimitato con una parola, Cambriano.

Il prossimo post avrà come meta la mitica torre di Babele.


(*) J. Joyce, Ulisse (Oscar Mondadori, 1989)
(*) Paperino Principe di Dunimarca, 1960





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