domenica 10 gennaio 2010

Anabasi di una parola (III)

Nel leggere questo libro che sta qui aperto sul tavolo, ed è un capolavoro della letteratura americana del Novecento, intitolato “Pian della Tortilla”, nella classica (e forse unica) traduzione fatta da quel maestro del pensiero del novecento italiano che era Elio Vittorini, mi sono incagliato in una parola misteriosa, caduta quasi per caso sotto la lente di ingrandimento del mio occhio anabasilico. Ecco il breve paragrafo, estrapolato dal capitolo XV, con la misteriosa parola in grassetto e colorata in rosso:

Di rado la faccia di Torrelli dava mostra di un sentimento che non fosse sospetto o ira. Nella sua qualità di bootlegger, e nei suoi rapporti con la gente di Pian della Tortilla era sempre sospetto o ira, ira o sospetto che trovava esca nel suo cuore. E la sua faccia ne prendeva subito nota.

Bootlegger! chi era costui? Non ho ancora cercato la parola misteriosa su Google, né su Wikipedia, invece ho cercato conforto nell’aggiornato e nuovo Dizionario Inglese – Italiano, e Italiano – Inglese, di Mario Hazon, ho cercato la parola misteriosa… boomerang, 1. boomerang, 2. azione che ricade su chi la commette, boot, stivale, to boot, 1. mettere gli stivali a 2. essere di vantaggio: what boots it to weep?, a che serve piangere?, bootee, stivaletto per donna, scarpetta di lana per bambini, booth, baracca, capanna; ecco to bootleg, (amer.) fare il contrabbandiere di bevande alcooliche, bootlegger, contrabbandiere di bevande alcooliche (Torrelli fa anche lo spacciatore di bevande alcooliche), e leg si traduce in gamba, to leg, camminare in fretta, correre.
Esaminando la parola con la lente d’ingrandimento si nota subito che bootlegger inizia con la seconda lettera dell’alfabeto, b, proprio come la parola Babele, B, dunque, se la logica non è acqua, sarà sufficiente ai nostri fini ricapitolare il mito della torre di Babele per chiarire il significato della parola bootlegger. Babele deriverebbe dall’ebraico balal, “confondere”, con cui si collega Babel, “confusione”. Ora, tutti hanno letto la Bibbia a scuola (anche i cattolici), e tutti sanno a memoria la Genesi, e in particolare XI. 1-9, in ogni modo per non saper né leggere né scrivere io riassumo di seguito il contenuto per quel lettore astioso che proprio quel giorno era rimasto a casa, forse con gli orecchioni o il tifo o l’influenza suina o il catarro da nicotina o il mal di denti o per il troppo sonno o per il troppo freddo o per il troppo caldo, perché il professore era lo stesso andato avanti con il programma, la testa china sul sacro testo, giacché gli scrutini erano alle porte coi sassi e le circolari incalzavano e giravano per i piani e per le valli e le verdi colline, portate dai bidelli con i pattini a rotelle, perché poteva cadere il mondo ma la scuola era cosa troppo seria per fermarsi, fosse solo per mezza giornata. Ebbene, c’era una volta un popolo così unito e compatto, formato da persone così unite e compatte, quasi dei parrocchiani (quasi), che era impossibile infilare uno stecchino tra l’uno e l’altro, senza infilarlo in un occhio di Gianni o in un orecchio di Ermenegilda; tanto per capire, quando si facevano una foto ricordo, ovviamente di gruppo, mai che si mettessero davanti i piccolini, e dietro i grandicelli, ma stavano tutti ammassati davanti all’obiettivo dello sconsolato fotografo, come una palla amorfa di pongo di mille colori, dicendo tutti, in coro, cheeeese… (e mescolato nel pongo c'era sempre un bambino pongo che chiedeva alla mamma pongo, ma' kome mai si dice cheese x sorridere?), e avevano le genti un medesimo idioma, ed usavano le genti le stesse parole quotidiane, pace amore ordine transubstanziazione, e un bel giorno, alle nove di un mattino di luglio, migrarono le genti da una zona dell’ecumene situata ad oriente della torre di Babele, futura torre di Babele, al di là delle verdi colline, e al di qua tirarono un grosso sospiro di sollievo i conigli tutti stropicciati e allungarono le code gli opossum beati e vi si appesero a testa in giù, quando finalmente li videro sparire tutti in una volta, in una massa compatta di pongo dai mille colori, al di là delle verdi colline. Ebbene (sì, maledetto Carter?), si trovarono le genti una calda sera di fine luglio tutte ammassate davanti a un grosso buco quadrato per terra, e non sapevano che fare, non sapevano cosa inventare, solo si guardavano l'un l'altro, le mani in mano, finalmente uno del mucchio, forse perché sentiva un pochettino di caldo (ma non più di tanto), tossicchiò educatamente, come usavano fare, un tempo, le pecore inglesi nei romanzi di Wodehouse, quando gli andava di traverso un filo d’erba, e avanzò un timido suggerimento, Suvvia, fabbrichiamo dei mattoni e cuociamoli col fuoco. E via, il più era fatto, quando si ritrovarono di nuovo tutti compatti davanti a una montagna di mattoni cotti e a un truogolo colmo di bitume, e non sapevano che fare, e non sapevano cosa inventare, le mani in mano, la pecorella di prima tossicchiò sputando un filo d’erba, Ecco, costruiamoci una città ed una torre con la cima fino al cielo, fabbrichiamoci così un segnacolo di unione, altrimenti saremo dispersi sulla faccia della terra. Fa che non sia mai!!! In quattr’e quattr’otto (c’era anche una prof di mate, con i capelli rossi, nel pongo) erano già lì che mettevano i doppi vetri alle finestre della torre di Babele, masticando stucco come criceti. Ma l’Altissimo, che a quei tempi era un vero gangster, fratello germano del dio dei temporali estivi, scende subito giù in picchiata dalle nuvole bianche per dare un’occhiata in giro. Eccolo nel cantiere, le mani dietro la schiena canticchia Who’ll Stop the Rain, fa il finto tonto, e dietro gli zampetta scalzo un ragazzino dall’aspetto scemo, abilissimo suonatore autodidatta di banjo. E si fa brutto in viso, leva le mani al cielo, le nuvole cangiano in nero, e dice, Ecco, essi sono un popolo solo ed hanno tutti un medesimo idioma, or dunque, confondiamo il loro linguaggio, in modo che uno non intenda l’accento del suo vicino. Detto fatto. E i poveri grulli, che non avevano mica inventato ancora l’ombrello, correvano qua e là tra i fulmini e le saette parandosi la testa chi con il Giornale di Montanelli chi con il Giornale di Feltri chi invocando solo Fede. Urlano le genti frasi incomprensibili come se avessero chi una patata in bocca chi l’erre moscia chi la lingua blesa, e chi piange in greco e chi bestemmia in latino, chi filosofeggia in aramaico e chi cazzeggia in genovese antico, insomma non era nato ancora Laurence Olivier e nessuno capiva che avesse da cianciare l'orrido e alieno vicino di casa, e tutti si scansavano, si davano del lei, del voi, un vecchio della prima cerchia andava in giro battendo le mani sconsolato, O che ha Ella?, e si guardavano con sospetto, con ira e con rancore e qualcuno arrivò ad orripilare i peli sulla schiena e, infine, si dispersero blaterando barbaricamente mille lingue barbariche sulla faccia della terra, facendosi largo a gomitate. E i conigli smisero di rincorrersi sulle verdi colline e si rintanarono sospirando pazienti nelle tane, e gli opossum si rattrappirono a guisa di palla.

Ed ecco un pezzettino di pongo, di nome Danny, correre nudo per i boschi come una bestia selvaggia, rubare bottiglie di grappa e sacchi di patate, picchiare i vecchi, mungere la capra della signora Palochico, azzuffarsi con cinque soldati, rompere i vetri delle finestre, insultare la moglie sculacciare la figlia e prendere a calci il cane del Torrelli, e in pieno amok, arrivare a rubare perfino le scarpe a un amico.
Ed ecco un altro pezzettino di pongo, di nome Torrelli e di professione bootlegger, con un pezzo di carta sgualcita e scarabocchiata in tasca (la prova che Danny gli ha venduto la casa per venticinque dollari la sera prima), eccolo che se ne va lungo la strada, con un sorriso alla Mefisto a fior di labbra, eccolo incedere come il fato alla volta della casa degli amici di Danny, Io spazzerò via questa pestilenza degli amici di Danny… Ah, come li getterò in mezzo alla strada! Rospi, pidocchi, mosche cavalline!… Sapranno che Torrelli ha trionfato...

Bene, arrivato alla fine del post cosa ho dimostrato? Che un opossum non può fare il bootlegger.

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