"Carneade! chi era costui? (1) – ruminava tra sé don Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, quando Perpetua entrò a portargli l’ambasciata. – Carneade! questo nome mi par bene d’averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letterato del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui? […]”
(1) Carneade! chi era costui? Il povero don Abbondio in questo momento è tranquillo, quasi come quella sera che tornava dalla passeggiata dicendo l’ufizio […] Nello scritto Eco d’una notte mitica, il Pascoli ha paragonato questa notte all’ultima di Troia […]
Eccolo lì il nostro caro don Abbondio con il libricciolo aperto in mano e lo sguardo perso nel vuoto catturato nel tentativo disperato di cercare nella memoria un sentiero, un appiglio, un gancio, una cengia cui afferrarsi e scoperchiare così il vaso di pandora - che, tutti sanno, conteneva solo olive in salamoia alla ligure - il mistero di un nome che cela sempre un contenuto, quale non sappiamo e non sapremo mai. Talvolta capita in tram, mentre fingiamo di non guardare una ragazza con gli occhi del colore di una notte d'estate, di ascoltare, non volenti e dolenti, uno scrittore di romanzi seduto e con la barba alla Lombroso parlante ad un’amica in piedi (e con la barba) del suo prossimo futuro romanzo, preoccupato lo scrittore, ma mica più di tanto, anzi lusingato che qualche lettore con la cispa agli occhi, Perché ogni mattina mi sveglio con la cispa agli occhi?, dicevo possa leggere in un personaggio della storia il Nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E forse, un giorno perso nel futuro, uno scrittore inizierà il capitolo ottavo del suo romanzo della vita con questo incipit:
“Berlusconi! Chi era costui? (1) – ruminava tra sé don XwqyJ? seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, quando YyJj66! entrò a portargli l’ambasciata. – Berlusconi! questo nome mi par bene d’averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letterato del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui? […]”
Eccolo lì il nostro caro don Abbondio con il libricciolo aperto in mano e lo sguardo perso nel vuoto catturato nel tentativo disperato di cercare nella memoria un sentiero, un appiglio, un gancio, una cengia cui afferrarsi e scoperchiare così il vaso di pandora - che, tutti sanno, conteneva solo olive in salamoia alla ligure - il mistero di un nome che cela sempre un contenuto, quale non sappiamo e non sapremo mai. Talvolta capita in tram, mentre fingiamo di non guardare una ragazza con gli occhi del colore di una notte d'estate, di ascoltare, non volenti e dolenti, uno scrittore di romanzi seduto e con la barba alla Lombroso parlante ad un’amica in piedi (e con la barba) del suo prossimo futuro romanzo, preoccupato lo scrittore, ma mica più di tanto, anzi lusingato che qualche lettore con la cispa agli occhi, Perché ogni mattina mi sveglio con la cispa agli occhi?, dicevo possa leggere in un personaggio della storia il Nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E forse, un giorno perso nel futuro, uno scrittore inizierà il capitolo ottavo del suo romanzo della vita con questo incipit:
“Berlusconi! Chi era costui? (1) – ruminava tra sé don XwqyJ? seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, quando YyJj66! entrò a portargli l’ambasciata. – Berlusconi! questo nome mi par bene d’averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letterato del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui? […]”
(1) Berlusconi! chi era costui? Il povero don XwqyJ? in questo momento è tranquillo, quasi come quella sera che tornava dalla passeggiata dicendo l’ufizio […] Nel post Commento a un commento ai PS (n. 7), ii Puu-tii-uiit? ha paragonato questa notte alla mitica alba di Zio Paperone disegnato da un grande Romano Scarpa […]
Capita a tutti, ma proprio a tutti, che una mattina davanti a una finestra spalancata da cui entra sicura e ridente la fresca primavera, portando seco l’eco di uno sferragliante tram deambulante su rotaie, e il cinguettio festoso di passeri affamati e una radio che canta e suona a tutto volume Waitin' on a sunny day, mentre ce ne stiamo seduti sul bordo del letto a ricapitolare la vita e intanto che ricapitoliamo ci rasiamo il becco, di pensare ad una parola misteriosa, che improvvisamente fa capolino allo specchio terso della nostra mente, parola che non ci lascerà in pace per tutta la giornata, balabu! Ma chi diavolo è o era balabù?
Capita a tutti, ma proprio a tutti, che una mattina davanti a una finestra spalancata da cui entra sicura e ridente la fresca primavera, portando seco l’eco di uno sferragliante tram deambulante su rotaie, e il cinguettio festoso di passeri affamati e una radio che canta e suona a tutto volume Waitin' on a sunny day, mentre ce ne stiamo seduti sul bordo del letto a ricapitolare la vita e intanto che ricapitoliamo ci rasiamo il becco, di pensare ad una parola misteriosa, che improvvisamente fa capolino allo specchio terso della nostra mente, parola che non ci lascerà in pace per tutta la giornata, balabu! Ma chi diavolo è o era balabù?
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