domenica 24 gennaio 2010

Bestiario n. 5 (tutti besti liberi tutti)

I put a spell on you
Because you're mine.
You better stop
The things that you're doing
(*)

Come corre il tempo, ieri era appena Natale con panettoni fichi secchi datteri pistacchi noci nocciole noccioline arance e mandarini ed oggi è quasi Pasqua con colombina e ovetto kinder di cioccolato (ché l'estate batte alle porte), già accoliti nerboruti, Ministri senza portafoglio della parola del Signore e prestatori dell’Opera hanno tolto di mano e di forza pennello e secchio dalle mani dell'arcimago locale e via, corrono come il vento sulla mole morta del mondo, corrono come dannati sulle strade del quartiere, numeri dispari a Pippo numeri pari a Paperino, rincorsi da tre chierichetti urlanti e sgomenti, uno con le buste delle offerte, uno con i santini punt'omaggio e il terzo a mo' di ruota di scorta, salgono, gli accoliti, a tre per volta gli scalini di strette umide scale mal'illuminate e di larghi solari scaloni con piante di ficus, scale e scaloni di case e palazzoni della parrocchia, e l’ascensore vuoto salirà sopra i tetti di città. Salgono gli accoliti come cavallette, cicaleggiando con il secchio in una mano il pennello nell’altra e i tre chierichetti svenuti sulle spalle, mentre i parrocchiani in spaurita attesa se ne stanno muti dietro la porta di casa, ma prima di entrare l'omaccione di turno chiederà con voce di basso profondo, Si può?, come dicono è usanza tra i vampiri della Transilvania, come dicono che il tempo sia l'unica cura possibile, fugge il gatto sotto un letto, niente paura non è dracula redivivo è un accolito in pieno amok, non vuole scannare i vecchi e mangiare i bambini ma solo benedire stanze e stanzini cassettoni e comodini, pavimenti di graniglia parquet cotto, credenze e cristalliere e fedi al dito, e certo anche le persone se ci sono, bene sennò fa lo stesso che l'Accolito è in giro libero e selvatico per conto di Dio, insomma qualcosa devono benedire, e tirano fuori per la coda il gatto strillante da sotto il letto, e questo e quello e pure codesto, alé pure il nonno che sta a provare al gabinetto, e via (altra rampa di scale). Qualche don Camillo scaltro preferisce benedire tutti i parrocchiani in una sola volta come fossero un mazzo d’asparagi, benedice tutto il benedicibile dalla cima del campanile, e forse prima sputerà per vedere dove soffia il vento, e il vento… il vento… ah non è ancora il vento di marzo che annuncia la fresca primavera, Morning has broken, like the first morning, Blackbird has spoken, like the first bird, ché siamo, e non pare vero, appena alle soglie della fine del primo mese dell’anno duemiladieci d.C.
Già. E dunque, fedeli parrocchiani anime caritatevoli e pie gianne e marie aspettate qualche settimana ancora prima di chiudervi in cucina ad assodare uova di felici galline come se fosse l’unica cosa che vi resta da fare a questo mondo, oltre sgusciar fave, e che poi vi dimenticate sempre di sgusciarle (le uova, non le fave), che ha da arrivare prima carnevale, e con il carnevale vecchi e bambini hanno, anno dopo anno, da invadere le strade, in libera uscita fuori da bestiari e caravanserragli tutti, lieti danzando tarantelle e tippetappe e cantando liete carole e scarole insalatando.
Loro – i besti – come i barbari di Guccini sanno già la verità, quale non si sa, e calano le maschere e si svestono dei panni che sono soliti portare, escono fuori da usci e da portoni chi evaso da prigione texana, con palla al piede e testa rasa, e chi zorro con i capelli unti con l'olio di oliva, e chi silvio (una via di mezzo via), chi stella filante nel vento e chi coriandolo nell'occhio, chi supernova e chi buco nero, chi zichichi e chi hack, chi cobra e chi biscia, chi gatto di casa e chi cane fuori dalla chiesa, chi faina del bosco riarso e chi rovina fatiscente con misteriosa iscrizione in etruscogrecolatino, Facile, un mi faccio la barba per un mese e un mi cambio le mutande e parlo così, chi silvio sbeffeggiante e chi souvenir del duomo, chi ghiozzo che fa capolino da sotto un sasso e chi borraccino, chi c’ha la barba e si vede pirata barbanera e chi c'ha i baffi e si sente johnnydepp, chi giordano bruno e chi orrenda pira e chi solo sega mentale, chi intestino pigro e chi col corpo sciolto nei panni che è solito portare, C’ho solo questi, maremma sul ciuco, chi scheda bianca alle comunali e chi figlio d’arte terrorista, chi grullo e chi genio e chi una via di mezzo (ancora silvio), chi posseduto dagli spiriti e chi si è bevuto pure lo spirito, chi mangiafuoco e chi mangiapoco, chi orco e chi orchitico, chi opossum e chi stregatto, chi ateo convinto e chi indeciso mistico, chi dio della tempesta e chi solleone di luglio, chi lucertolina al sole e chi farfalla su corno di cervo, chi Ludo e chi Gertrude, chi buffo e chi sbuffante puffo.

E le genti si rinnoveranno dentro come fuori le strade dopo un temporale estivo.

(*)I put a spell on you, Creedence Clearwater Revival (C) 1968
Per i CCR è sempre vera questa riflessione di Mark Twain: I miei libri sono come l'acqua, quelli dei grandi talenti sono vino. Tutti bevono acqua.

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