sabato 24 ottobre 2009

Commento a un commento ai Promessi Sposi (n.1)

Con questo post inizio una serie di post dedicati al commento di una serie di note poste a commento a una vecchia edizione dei Promessi Sposi (PS). Il libro, comprato nel lontano 1997 è una ristampa di una vecchia edizione, commentata quasi virgola per virgola da un petulante e anonimo commentatore, probabilmente vivente e operante nella prima metà del secolo scorso.
Come dire, un modo come un altro per (a) esercitare la vista: i caratteri che compongono le note di commento sono assai minuti; (b) rileggere i PS; (c) capire perché professori di scuola superiore invitano alla compera di PS che costano una sassata perché contengono almeno 10.000 note.

Piccola legenda alla lettura dei post:
[…] testo dei PS […]
(x) commento dell’anonimo commentatore

Da dove si comincia? Ovvio, dalla seconda nota.

[...] il resto, campi e vigne, sparse di terre, (2) di ville, di casali; [...]
(2) cioè di paesi: forse più chiaro sarebbe sparsi, perché si riferisce anche a campi.

Ora, Manzoni scrive in italiano, anzi in toscano, forse in fiorentino, infatti, Renzo che vive da qualche parte nei pressi del lago di Como ciarla liberamente con mezzo mondo, e con genti di città e con genti di campagna e tutte le terre porgono orecchio e, soprattutto, lo capiscono, anche gli asini e i maiali lo capiscono (e viceversa), e se farfuglia fra i denti una frase con i puntini di sospensione l'oste della malora fa subito sì con la testa, e non solo ma Renzo chiama tutti buoni figliuoli; un po’ come succede in Star Trek (dove anche l'alieno di forma e sostanza di un sasso con il muschio sopra è un bravo figliuolo, infatti, comunica con Spock e prima o poi farà piangere il Capitano per qualcosa o per qualcuno o per qualcosa che ha perso qualcuno da qualche parte, benedetti 'sti alieni distratti), però Manzoni era nato a Milano, mentre dell’anonimo commentatore (strutturalmente parlando scriverò ac d’ora in poi) che incombe, narcisticamente parlando, sul povero Manzoni come un pipistrello spelacchiato priapescamente ossessionato dalla grammatica, non conosciamo né la data né il luogo di nascita. Noi avanziamo una peregrina teoria, che dietro ac ci sia il nostro buon figliuolo Renzo. Sempre così refrattario a declinare indirizzo e mostrare carta d'identità e codice fiscale ai birri e ai preti, solo con don Abbondio fa un'eccezione, non richiesta e non gradita dal povero parroco di campagna, che avrebbe fatto volentieri a meno di conoscerlo; ma questa è un'altra storia.
Eccolo Renzo, una volta accompagnato all'uscio di scuola da uno stuolo di professori in lacrime, con il suo bravo diploma di scuola superiore sotto braccio, eccolo libero nel vasto mondo, libero di far - o come direbbe nei panni di ac - fare le bucce al Manzoni.

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