sabato 31 ottobre 2009

Un gioco per Halloween

Halloween è una festa tipicamente americana, e quindi solare anche se si fa di notte. E' la notte delle streghe, infatti, quando gruppetti di bambini sghignazzanti e tutti compresi nel ruolo e nei panni di innocenti fantasmini, girano per le strade deserte delle città di provincia, e salgono i pochi gradini delle verande illuminate e bussano alle porte a rete, esigendo il solito aut aut (che non è quello del fidanzato pedicelloso, ma semmai quello di Soren Kierkegaard) tra dolcetti o scherzetti.

Ed ecco uno scherzetto, provate ad indovinare chi sono gli autori delle tredici citazioni seguenti.
Per rendere meno banale il gioco ho sostituito i nomi presenti nelle citazioni con degli asterischi (***). Gli autori sono il senese Federigo Tozzi (Bestie) e l'americano John Fante (Chiedi alla polvere). Via! Si parte.

(1) La città che si stendeva ai miei piedi sembrava un albero di Natale, carico di lumini rossi, verdi e blu. Salve, vecchie case, hamburger succulenti che cantano nei caffè di infimo ordine, salve ***, che canti anche tu.

(2) La strada per tornare a *** è là. Vado.
Le case si facciano un poco a dietro, e quel mendicante non mi cada addosso. Almeno, l’altro è seduto per terra! Dio mio, tutte queste case! Più in là, più in là! Arriverò dove trovare un poco di dolcezza!
Dio mio, queste case mi si butteranno addosso! Ma un’allodola è rimasta chiusa dentro l’anima, e la sento svolazzare per escire. E la sento cantare.

(3) Non escono quasi mai insieme; ed ella è seguita da un canettaccio bastardo, spelacchiato e rattrappito, che dopo ogni trenta metri s’arresta per non cadere su le gambe di dietro.

(4) ***, dammi qualcosa di te! ***, vienimi incontro come ti vengo incontro io, i miei piedi sulle tue strade, tu, bella città che ho amato tanto, triste fiore nella sabbia.

(5) Cosa non avrei dato per una ragazza ***! Ci pensavo tutto il tempo, alla mia ragazza ***. Io non l’avevo, ma le strade ne erano piene, la Plaza e il quartiere cinese ne erano come incendiati, e nella mia fantasia le possedevo tutte, questa e quella…

(6) Dunque dicevo che la mia zia aveva una voce che ricordava le pasticche biascicate senza che nessuno se n’avveda.

(7) Quando amavo sempre la medesima, mi piacevano i tetti rossi e i geranii. Di primavera m’ostinavo a doventar cattolico e d’inverno sognavo di doventar ricco.

(8) La mia filosofia, allora, era che si dovessero amare tutti gli esseri viventi, uomini e bestie, dello stesso amore, e *** ne era la dimostrazione. Purtroppo il formaggio aumentò di prezzo, e io fui costretto a nutrire col pane sia lui sia tutti gli amici che invitava.

(9) Mi chiedo se la mia anima è già macchiata, se devo voltarmi e tornare indietro, se un angelo veglia su di me, se le preghiere di mia madre mi tranquillizzano o se, piuttosto, non mi infastidiscono.

(10) Ho sempre desiderato donne le cui scarpe valevano tutto quello che ho mai posseduto.

(11) …tutto il medio evo era dinanzi a me: io mi sentivo una spada in mano, e dovevo per primo cominciare battaglie che duravano secoli.
Io sorridevo guardando il sagrestano che zoppicando portava la scala da un punto all’altro delle lunghe pareti.
I sacerdoti mi benedicevano, il papa m’invitava a trovarlo.
Scricchiolò in una cappella, da un lato, una cassapanca antica: corse attraverso tutto l’impiantito, sparì, come il brivido dalla testa ai piedi, un topo.

(12) Anche l’altezza mi mette paura, e il sangue e i terremoti; per il resto non temo nulla, tranne la morte, il pensiero di mettermi a urlare in mezzo alla folla, l’appendicite, e un attacco di cuore, già, anche questo…

(13) Era come un santuario, quel locale. Tutto lì era santo, le sedie, i tavoli, lo straccio che aveva in mano, la segatura che calpestava. Lei era una principessa maya e quello era il suo castello.

Ed ecco il dolcetto, cioè le risposte :)

(1) Fante; gli alberi di Natale non esistevano in Italia, al tempo di Tozzi (e neppure gli hamburger). Il personaggio asterizzato è Bing Crosby (sarebbe stato troppo facile).

(2) Tozzi; e la città è ovviamente Siena. Non facile, ché anche Fante soffriva di claustrofobia, ma il particolare del mendicante palesemente – per Tozzi - privo di gambe (seduto per terra) è tipicamente tozziano. Poi basta leggere le frasi ad alta voce per sentire la calata senese (niente punti interrogativi!)
Escire e non uscire, non è un mio errore di copiatura.

(3) Sempre Tozzi; per gli stessi motivi del punto (2).

(4) Fante; la città è Los Angeles (quella del Tenente Colombo e degli zombie e di Sanford & Son). Difficile da indovinare, ma c’è il particolare del triste fiore nella sabbia, Tozzi lo avrebbe schiacciato con il tacco della scarpa.

(5) Fante; che sogna una ragazza messicana e pagana, Tozzi c’ha la fidanzata, pure cattolica.

(6) Tozzi; sembra ironico e sarebbe Fante, ma non lo è, quindi è Tozzi.

(7) Tozzi; è il doventar che lo frega.

(8) Fante; il personaggio asterizzato è Pedro, un topo. Tozzi non avrebbe mai dato un nome ad una bestia, ma se lo avesse fatto la avrebbe chiamata (fedele al pensiero di Arturo Bandini): Abramo, Mosè.

(9) Fante; per l’allusione alla città degli angeli, se mancasse l'allusione si dovrebbe tirare a sorte.

(10) Fante; che si innamora della ragazza messicana con le huarachas logore e sfilacciate.

(11) Tozzi; Bandini vuole bene anche ai topi.

(12) Fante; Tozzi è un’enciclopedia medica con le gambe.

(13) Fante; Santanico Pandemonium sta per arrivare.

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