sabato 3 ottobre 2009

Wunderkammer n. 7 (parte seconda)

Un teatrino di burattini come wunderkammer.
La bella burattinaia sta raccontando una storia, come farà a raccontarla non lo so, anche con il prezioso aiuto dello zio infatuato dell'Opera; ma insomma questa è la storia: è un giorno di un’estate perduta nell’abisso del tempo, e l’aria è così densa e pura, è come il miele, che le cicale ci scrivono sopra la storia, la cancellano e la riscrivono all’infinito, variando solo una o due parole (insomma 'sti insetti danno di matti come certi governanti). Va be' ecco la storia: in una valle incantata, in mezzo a colline di erba e creta, c’è un campo di grano, e nascosto tra le spighe di grano c’è un nido con una piccola albanella. Il nido è ben nascosto alla faina del bosco, celato alla serpe del fosso riarso. E accanto al nido c’è uno spaventapasseri, il corpo è un insieme di stracci, la testa un sacco di iuta imbottito di paglia.
Lo spaventapasseri è convinto di essere un alieno precipitato sulla Terra da una stella infinitamente lontana, nelle notti serene la indica con un dito al piccolo falco, ma il piccolo guarda solo il dito.
Lo spaventapasseri ha un aspetto troppo umano per essere ciò che dice di essere. Anche gli esseri umani del villaggio lo credono solo un tipo strano, invero è così strano da sembrare uno spaventapasseri. I bambini lo vedono come un tipo magico e arcano.
Lo spaventapasseri ha terminato di raccontare questa storia alla piccola albanella, che si è addormentata nel povero nido in mezzo alle spighe di grano. Lo spaventapasseri guarda le spighe di grano e le formiche e le nuvole e il piccolo falco addormentato come se fosse tutto un sogno incantato portato via dal mattino.
Un altro giorno è quasi finito quando l’albanella si è levata in volo. Guardatela volare bambini, sta volando in direzione del bosco. Il bosco è una spaventosa macchia scura contro l’azzurro cielo d’estate. Improvvisamente un albero, sul limitare del bosco, esplode: si è trasformato in una nuvola di passeri spaventati. Con temerario e folle coraggio il piccolo falco si getta a capofitto dentro la nuvola… ma eccolo, già dimentico, che si lascia portare su in alto da una corrente ascensionale. Gira e rigira la piccola albanella sul campo di grano, disegnando misteriosi cerchi ed ellissi, sono segni e simboli per l’atterraggio di immense astronavi aliene, ma poi l’albanella si stanca e vola via al di là delle colline.
Guardatela sparire bambini, ora la piccola albanella è solo un puntino nero in lontananza nel blu profondo del cielo d’estate.
E nella valle incantata resta solo una ferita, nel timido cuore dei passeri, e un povero nido vuoto, specchio del cielo d’estate. E resta nel campo di grano, uno spaventapasseri addormentato che sogna una bambina che gioca a nascondino, in compagnia di un gattino che ruzzola e salta e afferra una foglia di salvia, nella piccola piazza di un paese sul crinale di un giorno d’estate. Quattro case attorno alla piazza e in lontananza scintillano d’argento le onde del mare. Da dentro una casa una voce di donna chiama il nome segreto della bambina, mentre gli ultimi raggi di una stella morente penetrano nell’atrio della casa e arrossano le mattonelle. Esse disegnano una trama casuale di stelline rosse sullo sfondo blu della notte. Le stelline rosse si stanno spegnendo ad una ad una, inghiottite dall’ombra della sera, quando il padre è sulla via del ritorno, quando la madre sta indicando alla bambina una piccola luce scintillante, smarrita tra mille luci colorate: la città infinitamente lontana. Ma la bambina chiude gli occhi e gira su se stessa, più e più volte gira su se stessa, poi apre gli occhi ridendo e guarda in alto. Una albanella vola.



Agostino e l’inglese assistono allo spettacolo dei burattini e alla storia del falco, dello spaventapasseri e della bambina. Hanno rubato due divise di ufficiali tedeschi al bagno turco. Una bambina guarda impaurita la divisa di Agostino. Agostino ha paura di essere scoperto e non può capire la paura della bambina e la guarda altezzoso, cioè letteralmente dall’alto in basso.


La bella burattinaia guarda, attraverso una griglia posta sulla parete frontale e in basso del teatrino, le facce dei bambini. Dalle espressioni dei loro volti lei saprà come procedere nel raccontare la storia; non guarda gli abiti dei bambini né le divise del Nemico e così riconosce subito Agostino. E a questo punto la bella burattinaia (che chiameremo, strutturalmente parlando, bb) usa i bambini (b) per chiamare Agostino:


bb: “Fortunatamente, il generale Agostino arriverà in mio soccorso. Chiamate con me, bambini. Agostino!
b (in coro): “Agostino! Agostino! Agostino!

I bambini non sanno di essere stati giocati da bb. Agostino è solo una parola magica, giocano con essa come il mio cane boxer gioca con i frutti degli ippocastani. I ricci esplodono cadendo sul marciapiede bagnato svelando lucidi e duri tesori, che dicono portano fortuna se si conservano per tutto un anno. Fanno un gran baccano i ricci, cadendo a tre o quattro per volta, sui cofani delle auto in sosta. Il mio cane non sa di essere ingannato dall'autunno, è assolutamente convinto che questo accadimento sia uno spettacolo straordinario allestito solo per lui e che durerà una stagione infinita. Tutta una vita.

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