Capitolo primo dei Promessi Sposi (PS), ultima nota di ac (anonimo commentatore).
[…] Giunto sulla soglia (49) si voltò indietro verso Perpetua, mise il dito sulla bocca, disse, con tono lento e solenne: “per amor del cielo!” e disparve. […]
(49) Fa sorridere, ma fa anche un po’ compassione. Accade a tutti qualche volta nella vita di sentirci un po’ don Abbondio, il quale perciò in generale non ci parrà repugnante, anzi non di rado finiremo per compatirlo pensando “Chi è senza peccato…”.
E con questo ecumenico commento ac dichiara implicitamente di non aver capito un'acca dei PS, cioè che tutta la storia (anche tacendo del titolo) ruota tutta lì, dalla pavida decisione del parroco di non celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia, e perché poi? Per far vincere una scommessa al bavoso signorotto locale, di fatto una me*** (non il signorotto, il parroco). E, di fatto, ac dà di me*** a ogni lettore dei PS commentati da lui. Vorrei chiarire il pensiero dichiarando esplicitamente che don Abbondio non è Paperino. E a supporto reco a testimonianza la seguente citazione:
Paperino è prima di tutto un lazzarone, per cui il lavoro è la più triste condanna. Paperino è di una presunzione addirittura grottesca, a sentir lui nessuno lo supera in bravura, intelligenza, coraggio, vigore fisico. Paperino è sempre pronto all’inganno e al raggiro, pur di sistemarsi in qualche modo. Paperino, così baldanzoso in ogni vigilia, al momento buono è la pavidità, la fifa personificata. I suoi vizi insomma sono tra i più miserabili e meschini. Come si spiega che ottiene la nostra indulgenza? Il motivo, secondo me, è molto semplice. Anche se ciascuno di noi è più laborioso di Paperino, più onesto, leale, coraggioso, ciononostante vede instintivamente in lui un fratello minore, un fratello, se si vuole, più disgraziato. (*).
Ora, tutto si può dire di un parroco ma non che sia il fratello disgraziato della parrocchia, il poverello a cui è dedicata la cassetta delle elemosine della settimana. Don Abbondio rappresenta un'autorità forse superiore a quella esercitata da un signorotto locale, eppure si piega a un dio minore, io lo trovo ripugnante. (Tra parentesi non dimentichiamo che il vero Paperino, quello di Carl Barks, è in grado di fare mille lavori in modo geniale, ed è così altruista da mantenere 3 (tre) nipotini incendiari).
(*) Dino Buzzati, Prefazione a "Vita e dollari di Paperon de' Paperoni" (Oscar Mondadori, 1968)
sabato 24 ottobre 2009
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