Nel post "Wunderkammer n. 6" ho mostrato un esempio di wunderkammer veramente terribile, spaventosa, orripilante. Ho mostrato una... nursery. E la connessione che ho proposto nel post era con una visione dell’arte come palcoscenico, dove un occulto regista controlla tutto e tutti. Dove anche la leggerezza non è mai spontaneità, perché è priva di casualità.
Poi ho mostrato una wunderkammer molto speciale che ha per soffitto il cielo e per pareti alberi (naturalia) e siepi (artificialia) di un giardino pubblico (i canis solo se condotti al guinzaglio), e un contenitore-schermo-palcoscenico (curiosa): la parte esplosiva di un teatrino di burattini (mirabilia).
E nella parte seconda del post ho visto la bella burattinaia guardare, attraverso una griglia posta sulla parete frontale e in basso del teatrino, le facce dei bambini: dalle espressioni dei loro volti lei saprà come procedere nel raccontare la storia.
E nella parte terza del post ho connesso il fenomeno psichico della pareidolia alla casualità (e spontaneità) nella creazione di immagini, già esistenti nell'esperienza dell’artista.
Guido Carboni nel suo “Invito alla lettura di Mark Twain” (Mursia, 1992) a proposito del romanzo Le avventure di Huckleberry Finn e in particolare dell’episodio del circo con l’ubriaco che in realtà è un acrobata che gioca un tiro al domatore-direttore del circo (in realtà siamo autorizzati a pensare che acrobata e domatore siano d’accordo e che lo “scherzo” sia ripetuto a ogni replica dello spettacolo) scrive:
“Huck rimane incantato ed ingannato dallo spettacolo. Ma se Huck è ingannato dentro al circo, dove è legittimo aspettarsi che la realtà venga trasformata dalla finzione dello spettacolo, come possiamo fidarci che la sua rappresentazione/interpretazione dell’episodio del linciaggio sia corretta? Forse anche Sherburn, che appare come una sorta di superuomo non è altro che un domatore ingannato, preda dell’autoinganno, un “attore” incosciente come la famiglia Grangerford”.
Huck, il mio cane boxer ingannato dall’autunno, i bambini ingannati dalla bella burattinaia, non hanno ancora lo sguardo dei grandi. Una nuvola è una nuvola, un nome è un suono. Frammenti di manifesti e suoni come un'opus incerta, in opposizione a titoli ruoli e divise.
La finzione dell’artista che scopre il manoscritto dello zio scempio su in soffitta frugando e ravanando tra ragnatele e scatole di cose passate e cose future va bene per Eco ma era una barzelletta vecchia al tempo dei sumeri. La più interna camera della meraviglie è in assoluto una camera delle meraviglie dubitative (da dove si può sempre fuggire, dalla finestra).
Conduttori di locomotive e trattori, domatori di leoni e direttori di circoli didattici, direttori di orchestra che vorrebbero costringere al silenzio orchestrali queruli, sono tutti fuori da tutte le wunderkammern di questo mondo. E quindi, per rispondere al lettore astioso, no, non tutto il mondo è una wunderkammer. Purtroppo.
lunedì 5 ottobre 2009
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