sabato 24 ottobre 2009

Alieni a Firenze (Ghetto e astronavi)

Una riflessione, che mi riprometto di sviluppare nei prossimi post, una riflessione su una connessione che ho scoperto qualche mese fa, fra il modello architettonico del Ghetto e il tema dell’Astronave-Città-Mondo (la connessione non si può sviluppare c'è o non c'è, per me c'è).

L'autore del blog CG-CAD aveva iniziato con queste parole un post intitolato Una connessione.
Poi tutto è drammaticamente precipitato, il blog CG-CAD si è chiuso domenica 18 ottobre, e la promessa di sviluppare la riflessione non è stata mantenuta (falso allarme: il blog è stato riaperto).
Caso vuole che l'autore di questo blog (alludevo al blog che è vissuto per quasi una intera settimana di ottobre) era anche l'autore del blog CG-CAD, e forte di questa straordinaria coincidenza, può riprendere le fila del discorso, con un primo tentativo di spiegazione, di chiarimento, ovvero una prima riflessione sulla connessione Ghetto-Astronave, citando una affermazione di Stendhal:

Firenze, pavimentata a grandi blocchi di pietra bianca di forma irregolare, è di una pulizia rara; nelle sue vie si respira non so quale straordinario profumo. Se si fa eccezione di qualche borgo olandese, Firenze è forse la città più pulita dell'universo.

(Mi scuso se non cito il riferimento, ma la citazione era in un libro che mi è stato mangiato dal cane). Attenzione, Stendhal non scrive che Firenze è la città più pulita d’Europa (e fin qui), ma è la città più pulita dell’Intero Universo. Se qualche lettore ha letto l’affermazione di Stendhal in chiave psicosomatica (qui ci starebbe bene un link per Wikipedia, vedi voce Sindrome di Stendhal, ma il lettore può chiedere l'indirizzo a Google che glielo fornirà subitaneamente, ma se scontento e ingrato mi manderà a prendere un caffè be' almeno quello che me lo paghi), insomma quel lettore di prima non mi potrà seguire fino in fondo a questo post, che continua, infatti, con una affermazione ancora più radicale, 'sta volta di Dante, e cioè che la sua Divina Commedia, ma generalizzando qualsiasi opera umana, anche l'affermazione su citata e buttata là da Stendhal mentre disteso in terra aspettava beato l'arrivo dei volontari della Misericordia, può essere letta e interpretata in almeno quattro modi: letterale, allegorico, morale e anagogico. Come puoi generalizzare? mi chiederà il solito lettore astioso ma, dico io, se il tipico impiegato statale, cioè quello che esiste nei sogni di Brunetta e della miglior gioventù e vecchiezza hitaliana, nel prepararsi il caffè autarchico, miscela pregiata di cicuta e circolari arabiche e voucher a fondo perduto, rigorosamente tappato dentro l'ufficio, sopra un fornelletto con il cavo elettrico mangiucchiato dal grigio topolino collega d'ufficio, ascolta Letter To Lucille di Tom Jones fischiettando comunque allegro è perché non sa l'inglese? ché a leggere la traduzione c'è da piangere, quasi come il capitano Kirk sulla sorte dell'alieno con il muschio addosso, o perché, comunque, la canzone gli consente quella libertà semantica?
Insomma, chiamo a testimone Dante, e la sua lettera a Cangrande:

[7]. Per chiarire quanto stiamo per dire, occorre sapere che non è uno solo il senso di quest'opera: anzi, essa può essere definita polisensa, ossia dotata di più significati. Infatti, il primo significato è quello ricavato da una lettura alla lettera; un altro è prodotto da una lettura che va al significato profondo. Il primo si definisce significato letterale, il secondo, di tipo allegorico, morale oppure anagogico. E tale modo di procedere, perché risulti più chiaro, può essere analizzato da questi versi: "Durante l'esodo di Israele dall'Egitto, la casa di Giacobbe si staccò da un popolo straniero, la Giudea divenne un santuario e Israele il suo dominio". Se osserviamo solamente il significato letterale, questi versi appaiono riferiti alll'esodo del popolo di Israele dall'Egitto, al tempo di Mosè; ma se osserviamo il significato allegorico, il significato si sposta sulla nostra redenzione ad opera di Cristo. Se guardiamo al senso morale, cogliamo la conversione dell'anima dal lutto miserabile del peccato alla Grazia; il senso anagogico indica, infine, la liberazione dell'anima santa dalla servitù di questa corruzione terrena, verso la libertà della gloria eterna. E benchè questi significati mistici siano chiamati con denominazioni diverse, in generale tutti possono essere chiamati allegorici, perché sono traslati dal senso letterale o narrativo. Infatti allegoria viene ricavata dal greco alleon che, in latino, si pronuncia alienum, vale a dire diverso.

Quindi Stendhal ragionava come un alieno, probabilmente era un alieno. Ma questo che c'entra con la connessione Ghetto-Astronave? Nulla; però anche gli ebrei in quanto separati e isolati nel Ghetto erano alieni, indi il Ghetto di Firenze era una astronave. C.v.d.

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