Esiste una connessione tra il romanzo David Copperfield e il film L’armata Brancaleone?
Forse esiste una connessione tra il bambino David “senza casa” e il vecchio ebreo Abacuc che si trascina dietro il cigolante baule a rotelle, l’intera sua casa. Nell’Ottocento il genere letterario basato su storie di bambini orfani e senza casa, che per tutta la storia cercano una casa e una famiglia è prosperato arrivando fino ai giorni nostri, fino alle stupende storie di Carl Barks.
Zie e nonne adottive abbondano in questi romanzi, esse spuntano come funghi ai bordi di strade fangose in inverno, polverose in estate. Eppure questi bambini sono particolarmente sfortunati, oltre che orfani, perché devono percorrere chilometri a piedi, consumando le suole delle scarpe, prima di pestare casualmente un brandello di traccia che li condurrà miracolosamente alla porta della zia (nel frattempo morta o in viaggio per l’Australia). E quando le zie adottive sono stranamente assenti, cioè sono morte o si sono trasferite in Australia, ci sono sempre le dispettose, perfide fate turchine.
Ma con tutta la nostra buona volontà questa connessione, questa corda che lega assieme il bambino orfano del romanzo dell’Ottocento (e in particolare David Copperfield) con Abacuc alla prova dei fatti si sfilaccia e si spezza. Forse un legame si può trovare tra Abacuc e Tom Sawyer, infatti, tutt’e due se ne fregano di essere orfani e infedeli e senza casa. Anche se uno è un bambino, un ragazzino, l’altro in fondo è un vecchio rimbambinito. Tutt’e due sono capaci di leggere: cartapecore che promettono ricchi feudi in Puglia; libri di storie di pirati, banditi e tesori nascosti. Ma poi le loro strade giungono ad un bivio e divergono. Tom trova il tesoro, Abacuc muore. No, una connessione c'è, ma non è tra bambini-adulti, bambini che lavorano come adulti, ma tra adulti-bambini che giocano tutto il giorno come bambini. Certo, capita anche ai bambini ritornando a casa - finite le grandi vacanze - di non ritrovarsi più in quel gioco, che ora è solo routine. Finzione. Un plastico di una favolosa e magica città è diventato nell'arco di una stagione solo un ammasso di carta e cartone scollato.
Succede la stessa cosa agli adulti. Viaggiatori che tornano da un viaggio e tutto quello che vedono, case facce negozi vigili e strade, è surreale, come se la colla delle abitudini non tenesse più assieme le cose e le persone, mostrando la trama della tela sottostante. Ai vecchi che tornano dall’ospedale la televisione pare un acquario di pesci rossi, il vecchio pesce rosso morto, sul fondo, non fa effetto più di tanto, preferiscono parlare del tale che hanno lasciato nel letto accanto (poi gli passa).
Un passo fondamentale in David Copperfield chiarisce la realtà di un'altra connessione. E’ l’addio di David alla famiglia Micawber, di cui è stato ospite pagante. Per il signor Micawber, Copperfield “ha un cuore capace di sentire le afflizioni del prossimo quando una nube le nasconde, e una testa capace di decidere, e una mano capace… insomma, una generale abilità a disporre di ogni cosa pignorabile”. Per la signora Micawber, Copperfield non è mai stato un inquilino, ma un amico. Essi stanno parlando di un bambino di undici anni. Ma poi qualcosa accade, anche se è solo un lampo in una notte senza luna, un istante orfano ma colmo di lucidità:
“Mentre la signora Micawber sedeva nella parte posteriore della diligenza con i bambini e io attendevo nella strada fissandoli ansioso, credo che una nebbia si diradasse ai suoi occhi ed essa vedesse quale piccola creatura io ero in realtà. Credo questo, perché mi fece cenno di salire con una insolita espressione materna sul viso, e mi gettò le braccia al collo e mi diede lo stesso bacio che avrebbe potuto dare al suo ragazzo.”
Una forte emozione, di commozione, spazza via la nebbia dagli occhi e le ragnatele dal cervello della signora Micawber. Una forte emozione, di rabbia, svela a Brancaleone la realtà che lo circonda e in cui gioca e recita una parte:
(Brancaleone) “Dov’è il piglio dell’uomo d’armi? Via le gran lordure! Via gli stracci penduli e le caccavelle e i velli. Disciplina! Fuori i petti, siamo l’armata Brancaleone, sangue di Giuda!”
(Abacuc) “Piano con Giuda.”
Questi lampi, queste improvvise illuminazioni, sono manifestazioni di una malattia mentale, nota come sindrome di Huckleberry Finn, malattia speculare alla più diffusa e nota sindrome di Peter Pan.
“Mentre la signora Micawber sedeva nella parte posteriore della diligenza con i bambini e io attendevo nella strada fissandoli ansioso, credo che una nebbia si diradasse ai suoi occhi ed essa vedesse quale piccola creatura io ero in realtà. Credo questo, perché mi fece cenno di salire con una insolita espressione materna sul viso, e mi gettò le braccia al collo e mi diede lo stesso bacio che avrebbe potuto dare al suo ragazzo.”
Una forte emozione, di commozione, spazza via la nebbia dagli occhi e le ragnatele dal cervello della signora Micawber. Una forte emozione, di rabbia, svela a Brancaleone la realtà che lo circonda e in cui gioca e recita una parte:
(Brancaleone) “Dov’è il piglio dell’uomo d’armi? Via le gran lordure! Via gli stracci penduli e le caccavelle e i velli. Disciplina! Fuori i petti, siamo l’armata Brancaleone, sangue di Giuda!”
(Abacuc) “Piano con Giuda.”
Questi lampi, queste improvvise illuminazioni, sono manifestazioni di una malattia mentale, nota come sindrome di Huckleberry Finn, malattia speculare alla più diffusa e nota sindrome di Peter Pan.
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