domenica 13 settembre 2009

Wunderkammer (1)

Percezioni, e poi costruire un principio della connessione delle percezioni, esperienza, e precisamente una sola esperienza, riducendola a sistema.
Non si può fare altrimenti che…
La frenologia in Vienna:
una filosofia
Xenien, regali
di un ospite.

La realtà
delle idee
nella filosofia.
Far la punta a qualche penna”.(*)

Cos’è una wunderkammer? La wunderkammer o “camera delle meraviglie” era una stanza dove, a partire dal Cinquecento, si conservavano manufatti (artificialia o mirabilia), oggetti strani e curiosi (curiosa) e reperti provenienti dai tre regni della natura (naturalia). Manufatti, oggetti e reperti provenivano da ogni angolo del mondo. Più la cosa era stramba ed esotica, e difficile da inquadrare e catalogare più affascinava e stregava il collezionista. La wunderkammer è definita anche come un “teatro del mondo”, perché doveva riflettere in forma microcosmica l’intero cosmo. Un esempio moderno di wunderkammer è il Voyager Golden Record, un disco fonografico inserito nelle due navicelle Voyager, lanciate nel 1977, e contenente suoni naturali e umani (per esempio il suono di un treno che passa accanto a un passaggio a livello), brani musicali, una breve frase di saluto in 55 lingue e 115 immagini (insieme al disco fu inserita nella navetta anche una testina di lettura e le istruzioni per l’uso, scritte in geroglifico).
Le pareti della wunderkammer erano tappezzate di scaffali, mensole, armadi, armadietti e stipetti. Dal soffitto pendevano ossa e animali impagliati. Si è scritto che il museo è il tentativo di mettere ordine al caos delle wunderkammern.
Una wunderkammer degna di attenzione (come oggi una fornita edicola piena di giornali, riviste e fumetti allegati a gadget di ogni tipo e natura) doveva contenere al suo interno almeno una testa con gambe, strane bestie lumacose fuoriuscenti da conchiglie, sirene e tritoni essiccati, piante zoomorfe, facce lunari, ali di pipistrello e creste di drago, piattole e ragni, erbe aromatiche e medicinali, demoni con ali d’angelo, demoni cinocefali, demoni con proboscide d’elefante, ornitorinchi, un tapiro imbalsamato, crani di polifemi siculi, innumerevoli pietre del fulmine, demoni unicorni e bicorni, tessuti, tappeti e stracci penduli, porcellane cinesi e vasi attici, cappelli piramidali, un coniglio nel cilindro, mazzi di carte da gioco e statue di Budda, misteriosi animaletti e pesci degli abissi marini conservati in vasi di vetro colmi di alcool, la testa di Michail Aleksandrovič Berlioz, universi dentro palle di vetro, rocce zoomorfe, il corno di un unicorno, macchie di muffa sui muri, cadaveri decomposti, essiccati, scorticati, mummie egizie ridenti, larve e coleotteri, scheletri in pose di ballerini di tango. E dalle ampie finestre il visitatore doveva sempre vedere, attraverso vetri di purissimo cristallo, nuvole bianche nel cielo di un azzurro che sfidava ogni analisi.
Be’, se è vero (come si legge in Wikipedia) che la wunderkammer nasce nel Cinquecento, o al limite nel Medioevo con il collezionismo, è un fatto che il primo collezionista nella storia umana è un neandertaliano. «Due masse di pirite di ferro formate da sfere ruvide agglomerate, uno stampo interno di una grossa conchiglia di gasteropode fossile, un polipaio sferico dell’Era secondaria» (**), furono raccolti dai nostri lontani cugini neandertaliani, forse perché strani, bizzarri, vere curiosità naturali, e custoditi nel fondo della loro caverna, situata nei pressi di Arcy-sur-Cure. La prima vera wunderkammer. Questi oggetti naturali rappresentano la prima collezione naturalistica di una specie umana non sapiens.
E già che ci sono che dire dei tesori di doni votivi conservati nei templi greci? L’esplosione del Partenone, al tempo dei turchi, è, volendo, una metafora dello smembramento del pensiero antico (arte e artigianato, poesia e filosofia e religione), e il conseguente precipitato sono le wunderkammern. Ci penserà la scienza a rimettere a posto il puzzle esploso e dare ordine al cosmo.
C’è da commuoversi…


…ma prima di commuovermi chiudo il post, con l’avviso al lettore che - chiusa la serie delle stanze parallele - questo è il primo di una serie di post dedicati all'esame visuale delle “camere delle meraviglie”, con esempi presi dal cinema.

(*) I. Kant, Ultimi appunti (citato in P. Bozzi, Fisica ingenua, Garzanti 1998)

(**) A. Leroi-Gourhan, Il gesto e la parola (Einaudi, 1977)

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